Nello scorso mese di marzo il mondo della paleontologia è stato scosso da uno studio pubblicato su Evolutionary Biology che avanzava una teoria rivoluzionaria e provocatoria. Il Tyrannosaurus rex, si leggeva nel paper, non è una sola specie, ma tre specie diverse, ribattezzate per l'occasione rex, regina e imperator. L'idea non ha però convinto del tutto il settore, e ora un nuovo studio pubblicato sulla stessa rivista smentisce le conclusioni del lavoro precedente, fornendo prove più approfondite e scientificamente solide dell'unicità di T. rex come specie.
UGUALI ma diversi. Lo studio di marzo partiva da una considerazione: c'è un'estrema variabilità di forme e dimensioni tra i fossili attribuiti a T. rex. Secondo gli autori, questo era indicativo del fatto che il tirannosauro non fosse una singola specie, ma tre specie separate di forma e dimensioni molto diverse.
Il nuovo studio si basa sugli stessi dati di partenza, che sono stati rianalizzati per l'occasione e integrati con altri dati simili, in particolare un confronto con 112 diverse specie di dinosauri non estinti – cioè uccelli. E se è vero che superficialmente ci sono differenze anche notevoli tra i diversi resti di T. rex, il nuovo studio dimostra che in realtà si tratta di discrepanze trascurabili e statisticamente poco significative.
Prove inconfutabili. Secondo gli autori, lo studio di marzo è stato condotto «su un campione troppo limitato, usando tecniche statistiche improprie e confrontando tra loro grandezze non paragonabili». In altre parole, il team guidato da Thomas Carr sostiene che quell'analisi, firmata come primo autore dal ricercatore freelance Gregory S. Paul, giunge a conclusioni sbagliate perché sbagliati sono i metodi utilizzati.
Uno degli autori della confutazione, James Napoli, spiega che «l'affermazione iniziale "che esistano tre diverse specie di Tyrannosaurus rex" è basata su un campione molto limitato. Se confrontiamo il T. rex con centinaia di uccelli moderni, scopriamo che le variazioni all'interno della specie sono minime e trascurabili». Un altro degli autori, David Hone, ha concluso così: «La possibilità che ci siano altre specie di Tyrannosaurus rimane, ma per confermarla servono prove inconfutabili».