Animali

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...

Ogni anno 900.000 animali sono sottoposti a test per la ricerca medica, ma anche per l'industria cosmetica e bellica. Scienziati e animalisti si danno battaglia su un tema spinoso. Le ragioni...

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...
Ogni anno 900.000 animali sono sottoposti a test per la ricerca medica, ma anche per l'industria cosmetica e bellica. Scienziati e animalisti si danno battaglia su un tema spinoso. Le ragioni degli uni e degli altri in questo Focus File che esplora anche le possibili alternative.

I topi usati nella sperimentazione vengono sottoposti anche a manipolazioni genetiche: in questo caso il topo obeso ha una mutazione del cromosoma 7 che ha alterato il suo sistema di deposito di grasso nel suo corpo.
I topi usati nella sperimentazione vengono sottoposti anche a manipolazioni genetiche: in questo caso il topo obeso ha una mutazione del cromosoma 7 che ha alterato il suo sistema di deposito di grasso nel suo corpo.

Il Tar del Lazio ha da poco stabilito che non ci sono “ragioni scientifiche da giustificare, con sufficiente ragionevolezza, l'uso necessitato di animali vivi per esperimenti a scopo didattico su nuove tecnologie in chirurgia mininvasiva robotica”. È stato accolto così il ricorso della Lega antivivisezione contro il decreto del Ministro della salute che autorizzava un professore a eseguire, a scopo didattico, esperimenti su suini.
In realtà, il numero di animali impiegati ogni anno per scopi sperimentali è ancora elevato e si aggira sui 900.000 (di cui solo lo 0,30 per cento è a scopo didattico). Un vero esercito, secondo gli animalisti.
La ricerca biomedica ha da sempre usato gli animali per mettere a punto nuovi medicinali, sperimentare tecniche chirurgiche all'avanguardia e osservare l'evoluzione delle malattie su organismi animali, per comprenderne meglio i meccanismi di attacco sul corpo umano.
Nonostante i grandi progressi della scienza medica, molti hanno cominciato a sollevare dubbi sulla liceità della ricerca sugli animali che, negli ultimi anni, è finita al centro di un dibattito piuttosto acceso. Polemica che è sfociata a volte anche in atti di vero e proprio terrorismo da parte di attivisti che si oppongono con violenza a una pratica ritenuta barbara.
Anche all'interno della comunità scientifica ci si divide sulla effettiva utilità di tutti gli esperimenti eseguiti e sulla legittimità dello sfruttamento di esseri viventi, acclamando lo sviluppo e l'adozione - dove possibile - di metodi alternativi.

Con questo Focus File cerchiamo di mostrarvi le ragioni di chi ritiene la sperimentazione non sostituibile in alcun modo e chi spinge (animalisti e non) alla ricerca di metodologie alternative. Quali sono i vantaggi insostituibili dei test sugli animali? Sarebbe davvero possibile eliminarli completamente? Com'è possibile proteggere gli animali da sofferenze inutili? La sperimentazione rimane un tema controverso per la scienza, la società e la politica.

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...
Ogni anno 900.000 animali sono sottoposti a test per la ricerca medica, ma anche per l'industria cosmetica e bellica. Scienziati e animalisti si danno battaglia su un tema spinoso. Le ragioni degli uni e degli altri in questo Focus File che esplora anche le possibili alternative.

Un esercito al servizio della scienza
A gennaio 2005 il Ministero della Salute ha pubblicato i dati relativi al numero di animali impiegati in Italia per scopi scientifici. Rispetto al passato il numero di animali vivi impiegati per la ricerca è in calo, ma di poco.
Tra il 2001 e il 2003 gli animali su cui sono stati eseguiti esperimenti sono stati ufficialmente 2.735.042 (vedi tabella sotto). E per la Lav si tratta di numeri parziali poiché nel conteggio non entrerebbero animali utilizzati per gli esperimenti delle case farmaceutiche o per il prelievo di organi o tessuti.
Si continua a sperimentare su cani e gatti, anche se i preferiti sono, in assoluto, topi e ratti, a causa del loro prezzo concorrenziale sul mercato rispetto alle altre specie. Per acquistare un topo da laboratorio bastano 13 euro, per un ratto ce ne vogliono 30, contro i 1.000 euro necessari per un cane. Molto alti, invece, i costi per le scimmie antropomorfe (oltre i 7.000 euro) per questo poco usate per i test.

Dove finiscono questi animali?
La maggior parte degli animali è utilizzato per la ricerca di base (il 36 per cento), quella cioé che non ha immediati sviluppi commerciali e che viene svolta per esempio nelle università. Poi c'è lo sviluppo di nuove apparecchiature mediche e di prodotti, ci sono i test di tossicità e i controlli qualità che ne rappresentano il 57 %. La diagnosi (4,10 %), la formazione (0,30 %) e altri settori (2,20 %), tra cui psicologia e armamenti militari, ne assorbono il resto.
Molti test però sono svolto per finalità che hanno poco a che fare con la scienza medica. Quasi tutto quello che riguarda il nostro quotidiano è infatti passato per la sperimentazione sull'animale: dal detersivo con cui laviamo i piatti alla sapone con cui ci laviamo il viso; dal lucido da scarpe alla colla; dall'inchiostro al fertilizzante; dai coloranti artificiali alle sigarette.

Ecco i numeri degli animali impiegati in Italia per scopi scientifici, secondo i dati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 4 gennaio 2005.

Anno 2000 Anno 2001 Anno 2002 Anno 2003
Roditori (topi, ratti, ecc.) 860.655 873.554 872.041 829.618
Conigli 16.720 15.470 12.481 12.096
Gatti 25 73 10 13
Cani 766 1.240 1.061 1.044
Altri carnivori 0 8 0 4
Cavalli, asini, incroci 22 26 33 31
Suini 2.544 2.763 2.397 1.680
Altri mammiferi (caprini, ovini, bovini, ecc.) 1.065 1.184 1.352 1.273
Primati 612 470 420 496
Uccelli 17.105 23.239 28.892 33.520
Rettili 1.046 640 694 492
Anfibi 3.119 3.397 2.517 2.834
Pesci 1.924 1.530 2.991 3.458
Totale 905.603 923.594 924.889 886.559

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...
Ogni anno 900.000 animali sono sottoposti a test per la ricerca medica, ma anche per l'industria cosmetica e bellica. Scienziati e animalisti si danno battaglia su un tema spinoso. Le ragioni degli uni e degli altri in questo Focus File che esplora anche le possibili alternative.

Una coppia di scimmiette (Saimiri sp.) "al lavoro" nei laboratori del New
England Regional Primate Research Centre, presso la Harvard Medical School (Massachusetts, USA). Queste scimmie sono usate anche per scoprire le modalità di trasmissione delle malattie umane e per testare nuove droghe.

Quel che si guadagna sulla pelle degli animali...
Secondo gli scienziati con la sperimentazione, l'umanità ci ha guadagnato in progresso scientifico, ma non solo, si potrebbe aggiungere. Attorno alla sperimentazione infatti è nato un vero e proprio business, con un ragguardevole giro d'affari. Solo in Italia gli stabilimenti che utilizzano animali destinati ai laboratori sono 552.
Secondo i dati contenuti nel Rapporto 2004 della Lega antivivisezione, elaborato dalla ricercatrice Roberta Bartocci, il giro di affari di un allevatore che fornisce topi per un anno a una università è di un milione e 300 mila euro, che aumentano nel caso siano allevati cani, gatti e scimmie da laboratorio.
Negli Stati Uniti il Jackson Lab di Bar Harbor, nato 75 anni fa, è il principale fornitore mondiale di topi da laboratorio. Ogni anno consegna alle scuole di medicina e ai laboratori di ricerca di tutto il mondo 2 milioni di topi di 2.500 specie diverse, manipolate geneticamente per ottenere caratteristiche standardizzate, ideali per i test. Si tratta di un'azienda florida, con oltre 1200 persone impiegate, quasi 500 ricercatori e un ricavo annuale di 151 milioni di dollari, di cui 62 milioni ottenuti dalla vendita di topi.

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Milioni di vite sono state salvate grazie ai test preliminari svolti sugli animali: un sacrificio che vale, secondo gran parte della comunità scientifica,
Milioni di vite sono state salvate grazie ai test preliminari svolti sugli animali: un sacrificio che vale, secondo gran parte della comunità scientifica,

Le ragioni della scienza
Quali sono dunque i vantaggi che la ricerca medica ha ottenuto grazie ai test sugli animali?
Anche su questo le opinioni sono divergenti, ma anche gli animalisti più moderati riconoscono come, senza certa ricerca, non si sarebbero ottenuti i farmaci in commercio e non si sarebbero raggiunte le conoscenze attuali su tumori e altre malattie.
Pensiamo, per esempio, all'uso della flebo attraverso cui i pazienti sono nutriti per via endovenosa: è stata sperimentata per la prima volta negli anni venti su cani, conigli e roditori. Animali sono stati usati anche per migliorare le tecniche di chirurgia a cuore aperto e per l'innesto di bypass nelle arterie coronarie, per comprendere i meccanismi del sistema immunitario e individuare i modi per neutralizzare il rigetto degli organi trapiantati. Tutti i materiali chirurgici, dai fili di sutura riassoribibili alle protesi per sostituire le valvole cardiache, sono provati prima sugli animali prima di essere sperimentati poi sull'uomo, garantendo un certo margine di sicurezza.

Sacrifici utili
La storia è costellata da scoperte sensazionali: basti pensare ad Alexander Fleming che scoprì l'attività antibiotica della pennicilina sperimentandola proprio sui topi. Intervistati su questo tema, tutti i premi Nobel per la Medicina viventi hanno ammesso che la loro ricerca ha tratto vantaggi incontrovertibili dall'uso di animali.
Se i test di efficacia di un farmaco possono essere realizzati su cellule malate in coltura, cioè in vitro, quelli di tollerabilità vanno eseguiti prevalentemente in vivo, cioè sul vivente: questo è un passaggio fondamentale per ottenere farmaci ben tollerati. Così se in passato un'influenza poteva causare milioni di vittime (come fece la spagnola agli inizi del '900), oggi non spaventa più nessuno.
Insomma la scienza e la medicina, come le conosciamo ora, non sarebbero tali senza il sacrificio di milioni di animali.
Si sarebbero avuti gli stessi risultati senza gli animali? Non lo sapremo mai. Per gli animalisti l'uso degli animali è non solo moralmente discutibile, ma anche poco utile al progresso. Quali sono dunque le ragioni del no? Nelle prossime pagine, le obiezioni degli animalisti.

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...
Ogni anno 900.000 animali sono sottoposti a test per la ricerca medica, ma anche per l'industria cosmetica e bellica. Scienziati e animalisti si danno battaglia su un tema spinoso. Le ragioni degli uni e degli altri in questo Focus File che esplora anche le possibili alternative.

Scimmie chiuse in gabbie in attesa di essere usate in test. L'uso di primati è in diminuzione a causa dell'alto costo per il loro acquisto e mantenimento.Foto fornita dalla Lav.
Scimmie chiuse in gabbie in attesa di essere usate in test. L'uso di primati è in diminuzione a causa dell'alto costo per il loro acquisto e mantenimento.
Foto fornita dalla Lav.

Le obiezioni degli animalisti
Contro la sperimentazione animale si alzano voci sempre più autorevoli e tutto è cominciato a partire dagli anni settanta, quando Peter Singer, professore di filosofia e direttore del centro di bioetica umana presso la Monash University di Melbourne (Australia), pubblicò "Liberazione animale", testo diventato il manifesto del movimento animalista. Qui si ribadiva la necessità di evitare "sofferenze non necessarie a un altro essere, anche se non appartiene alla nostra specie".
Secondo i più integralisti, la diversità sostanziale tra specie animali e l'accanimento a testare su animali prodotti e medicine destinate all'uomo avrebbero addirittura rallentato il progresso medico.
I casi portati a esempio di sbagliata sperimentazioni sono quelli del tranquillante Talidomide, che negli anni Sessanta causò la nascita di dieci mila neonati deformi, oppure dello spray Isoproterenol che nel 1973 uccise migliaia di asmatici.
Questi farmaci, pur avevando superato la prova sugli animali, ebbero effetti devastanti sugli uomini. Per i ricercatori si tratta di margini di errori imprevedibili o il terribile risultato di una sperimentazione mal condotta. Più recentemente, nel 2001, il farmaco anticolesterolemico Lipobay è stato ritirato dal commercio per avere provocato la morte di almeno cinquantadue persone.

Dunque la sperimentazione serve?
Gli animalisti sono convinti di no e mostrano le proprie ragioni.
Un errore metodologico. La motivazione più forte addotta da chi è contrario a questa pratica è questa: se nessuna specie animale è un valido modello sperimentale per l'uomo, è impossibile stabilire l'animale che ci "somiglia" di più. In campo oncologico, le stesse sostanze chimiche possono essere cancerogene per l'uomo e non per il topo, o viceversa. A livello pratico, poi, si denuncia che ogni laboratorio userebbe modelli di studio e procedure diverse: così esperimenti sullo stesso argomento a volte finiscono per dare risultati contraddittori.
I motivi di carriera. L'accusa spesso avanzata è che si continui a realizzare ricerche per rispondere a domande a cui si conosce già la risposta, ripercorrendo studi già eseguiti con variazioni minime. Perché? Testare su animali sarebbe un modo per pubblicare più facilmente i propri studi sulle riviste specializzate, consentendo una rapida ascesa lungo la scala delle promozioni e dell'aumento di prestigio.
Colpa dello stress. Lo stress cui sono sottoposti gli animali da laboratorio potrebbe inoltre invalidare irrimediabilmente i risultati degli esperimenti rendendoli inattendibili. L'animale è tenuto in cattività e in condizioni tali che privano l'organismo di potenzialità e di difese. Sviluppa risposte fisiologiche allo stress che alterano le sue condizioni normali e introducono variabili incontrollabili nell'esperimento.
Gli animalisti, forti delle loro ragioni, chiedono di fermare la ricerca svolta sugli animali, ma quali sono le alternative e come immaginare un progresso scientifico che si fondi su metodologie diverse da quelle acquisite?

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Ogni anno 900.000 animali sono sottoposti a test per la ricerca medica, ma anche per l'industria cosmetica e bellica. Scienziati e animalisti si danno battaglia su un tema spinoso. Le ragioni degli uni e degli altri in questo Focus File che esplora anche le possibili alternative.

Questo criceto sta subendo una procedura di prelievo di sangue dall'occhio. In Italia ogni anno si compiono esperimenti su circa 3.000 criceti.Foto fornita dalla Lav.
Questo criceto sta subendo una procedura di prelievo di sangue dall'occhio. In Italia ogni anno si compiono esperimenti su circa 3.000 criceti.
Foto fornita dalla Lav.

Le alternative: ci sono? E quali sono?
Qualsiasi siano le ragioni, etiche, politiche e anche economiche, la possibilità di trovare alternative all'utilizzo di animali è ben vista da entrambi gli schieramenti.
Cosa si intende dunque per “metodo alternativo”? Si tratta di tutte le procedure che permettono di ridurre (o addirittura sostituire) l'animale nella sperimentazione, ma anche di limitare le sofferenze animali.

La legge delle tre R
A far riflettere su queste eventualità è stata la cosiddetta “legge delle tre R” (Replacement, Reduction, Refinement), elaborata nel 1959. Per rendere più eticamente accettabile la sperimentazione sull'animale sarebbe necessario considerare la possibilità di sostituire [Replacement significa sostituzione], là dove possibile, la pratica della vivisezione con altre metodologie altrettanto efficaci. Al più si auspica di ridurre [Reduction significa riduzione] il numero delle sperimentazioni e di raffinare i metodi [Refinement significa raffinamento], per evitare la sofferenza e lo stress degli animali.

I computer (e non solo) al servizio dell'uomo e dell'animale
Le tecnologie più moderne consentono di ottenere risultati importanti per esempio lavorando sulle colture cellulari che forniscono dati parziali, ma veritieri in quanto prodotte utilizzando materiale biologico della specie umana, verso la quale si compie la ricerca. Le simulazioni al computer, come i modelli matematici e speciali software, consentono di prevedere gli effetti biologici di alcuni composti. Come? Per esempio, partendo dalla disposizione spaziale degli atomi di una molecola.
Ma concretamente cosa si sta facendo?
Nel 1991 la Commissione Europea ha istituito l'ECVAM, European Centre for Validation of Alternative Methods, che coordina la validazione di metodi alternativi a livello comunitario.
Negli ultimi 25 anni la pressione del movimento animalista ha contribuito a sensibilizzare opinione pubblica e addetti ai lavori: industrie cosmetiche e del settore chimico hanno iniziato a investire denaro nella ricerca di metodi alternativi per testare i loro prodotti. La strada è ancora lunga, ma anche la legge ha cominciato a muoversi in questo senso.

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...
Ogni anno 900.000 animali sono sottoposti a test per la ricerca medica, ma anche per l'industria cosmetica e bellica. Scienziati e animalisti si danno battaglia su un tema spinoso. Le ragioni degli uni e degli altri in questo Focus File che esplora anche le possibili alternative.

A questo scimmia è stato praticato un foro nella testa e vi è stata inserita una cannula attraverso cui introdurre ed estrarre sostanze dal cervello. La ricerca neuroscientifica fa ampio uso di primati, unici animali ad avere lobi frontali e temporali ben sviluppati.Foto Lav.
A questo scimmia è stato praticato un foro nella testa e vi è stata inserita una cannula attraverso cui introdurre ed estrarre sostanze dal cervello. La ricerca neuroscientifica fa ampio uso di primati, unici animali ad avere lobi frontali e temporali ben sviluppati.
Foto Lav.

Senza trucco…
La sperimentazione fatta per testare rossetti, creme di bellezza e mascara è quella infatti che solleva maggiori interrogativi etici…
Per quanto riguarda i cosmetici, i gruppi di animalisti denunciano che ogni anno in Europa vengono uccisi almeno 45.000 animali senza vera necessità scientifica. In questo settore se il test sui prodotti finiti non è obbligatorio, quello sui singoli principi attivi è tuttora necessario per la commercializzazione del prodotto (a meno che l'ingrediente non sia in uso dal 1976, quando fu redatta la cosiddetta “Positive List”, una lista di sostanze considerate sicure per le quali non si richiedono ulteriori test di tossicità).

Solo fumo negli occhi?
Il divieto assoluto di test dovrebbe avvenire nel 2009, anche se le potenti industrie cosmetiche (per un giro d'affari totale di 44 miliardi di euro all’anno) hanno ottenuto una deroga fino al 2013 per alcuni test di tossicità.
Ci vorrà tempo insomma per non sentire più parlare del Draize test con cui si misura l'irritabilità di una sostanza, versandola negli occhi e sulla pelle di conigli e lasciandola lì per ore o giorni, finché l'organo non necrotizza. Oppure del test LD50 durante il quale si somministrano dosi crescenti di una sostanza a diversi animali finché il 50 per cento di questi non muore.

Anita Rubini



Per saperne di più:
Gianluca Felicetti, Animali, non bestie (Edizioni Ambiente)
Peter Singer, Liberazione animale (Il Saggiatore)
Stefano Cagno, Gli animali e la ricerca (Editori Riuniti)

25 gennaio 2005
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