Animali

Sperimentazione animale: alla ricerca di un'alternativa...

Ogni anno 12 milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori di ricerca di tutta Europa: martiri necessari alla scienza (ma anche alla cosmetica e all'industria bellica) o vittime innocenti...

Ogni anno 12 milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori di ricerca di tutta Europa: martiri necessari alla scienza (ma anche alla cosmetica, alla chimica e persino all'industria bellica) o vittime innocenti che potrebbero essere risparmiate? La nuova normativa comunitaria ha riacceso il conflitto scientifico ed etico che da sempre accompagna la sperimentazione animale.
Ma quali sono le reali dimensioni del fenomeno? È vero che gli attuali progressi medici e scientifici non sarebbero stati possibili senza gli animali? E soprattutto: nel 2010 è ancora necessario sperimentare sugli animali o esistono metodi alternativi?


A queste e a molte altre domande cercheremo di rispondere in questo articolo, ascoltando le ragioni di chi considera l’impiego degli animali ai fini scientifici un male necessario e di chi invece combatte contro questa pratica promuovendo l’utilizzo di metodologie alternative.
Ma per iniziare occorre prima di tutto analizzare le nuove regole che l’Unione Europea si è appena data.

Le novità della normativa europea. Dopo 4 anni di dibattiti, l’8 settembre 2010 è stata approvata la nuova direttiva europea sulla sperimentazione animale che aggiorna le regole stabilite nel 1986 dalla normativa attualmente in vigore.


Le nuove norme hanno suscitato – come era naturale dato il tema così controverso – molte polemiche. Le nuove regole sono migliori o peggiori delle precedenti?
Dipende dal punto di vista, perché se da un lato incentiva l’utilizzo di metodi alternativi e impone a chi sperimenta sugli animali di richiedere apposite autorizzazioni, dall’altro concede numerose deroghe che permettono, per esempio, di utilizzare gli animali randagi o quelli in via di estinzione, anche catturandoli in natura.

Le nuove norme

Nelle ultime pagine dello speciale abbiamo raccolto per punti e in modo più approfondito sia gli aspetti migliorativi sia quelli peggiorativi della nuova normativa europea.
Leggi

Luci e ombre della legge. Tra le specie più preoccupate per le decisioni prese a Bruxelles le scimmie antropomorfe, cioè le più simili all’uomo (gorilla, scimpanzé, bonobo, gibboni e orangutan): il loro utilizzo ai fini scientifici è vietato, ma la norma europea prevede diverse possibilità di deroga.


Un altro tema molto discusso riguarda la possibilità di compiere esperimenti senza anestesia.


Più in generale tutto il settore dovrà operare in un regime di maggior trasparenza: tutti i progetti di sperimentazione sugli animali saranno valutati dalle autorità competenti che dovranno verificarne l’effettiva necessità, concedendo l’autorizzazione solo se non vi sono metodi alternativi disponibili. Non solo: tutte le informazioni sui progetti dovranno essere rese pubbliche.


Inoltre, sia i laboratori che utilizzano animali che gli allevamenti specializzati saranno sottoposti a ispezioni annuali.


Le statistiche ufficiali relative ai numeri della sperimentazione comprenderanno anche i cefalopodi (come per esempio i polpi) e gli animali che vengono soppressi per utilizzarne organi o tessuti. Rimangono invece escluse api, lombrichi e tutti gli altri invertebrati.

Le regole post sperimentazione. Con la nuova normativa per la prima volta viene classificato il livello di dolore procurato durante le procedure sperimentali: se i test prevedono un elevato dolore per gli animali, ottenere l’autorizzazione alla sperimentazione sarà più difficile e occorreranno maggiori obblighi.


Un’ulteriore novità riguarda il dopo sperimentazione: che cosa succede agli animali una volta terminato l’esperimento? La nuova disposizione prevede che possano essere riutilizzati in altri test oppure che vengano soppressi con metodi regolamentati che provochino il minor dolore, sofferenza e angoscia possibile.


I più fortunati, se le condizioni lo permettono, possono essere avviati a un programma di reinserimento e successivamente dati in adozione a privati (vedi box qui sotto).

Adotta una cavia

Dal 2002 almeno una piccola parte degli animali oggetto di sperimentazione può avere un futuro più sereno. Grazie al lavoro di alcune associazioni animaliste è stato infatti avviato un progetto di riabilitazione che coinvolge cani, gatti, conigli, topi, ratti, criceti, gerbilli e persino capre, asini, cavalli e primati. L’obiettivo è quello di trovar loro una casa una volta terminati gli esperimenti in laboratorio. Questa attività ha raggiunto una dimensione internazionale attraverso il centro I-CARE che solo in Italia ha salvato oltre 6.000 animali che altrimenti sarebbero stati soppressi finita la sperimentazione.

E in Italia che cosa avverrà? Le leggi attualmente in vigore (2012) nel nostro Paese sono più restrittive rispetto alla normativa europea, anche quella appena approvata.


Dal 1991 è vietato l’uso dei randagi nei laboratori e, dal 2008, non si possono più impiegare animali nella didattica. Cani, gatti e scimmie possono essere utilizzati solo previa autorizzazione del Ministero della Salute, così come gli esperimenti senza anestesia. Questi casi rientrano nella cosiddetta sperimentazione in deroga che dovrebbe costituire un’eccezione, ma che in realtà rappresenta circa il 20% del totale.
Per conoscere l’impatto della nuova direttiva in Italia sarà necessario attendere la legge nazionale di recepimento, ma si prevede che le norme esistenti rimangano.


Altri Stati dell’UE invece non dispongono di una propria legislazione in materia, limitandosi ad applicare la direttiva del 1986. È proprio in questi casi che la nuova normativa porterà dei sostanziali miglioramenti, introducendo nuovi limiti, divieti, procedure e controlli sul rispetto delle regole e sull’effettiva necessità di ricorrere agli animali.

Ogni anno 12 milioni di animali sono utilizzati in Europa a fini sperimentali (uno ogni 3 secondi), poco meno di 900.000 nei laboratori italiani. Ma per cosa? Scienza e medicina la fanno da padrone: si usano animali nella ricerca di base delle università, nello studio di malattie umane e veterinarie, nelle neuroscienze, nella messa a punto di nuovi farmaci, ma anche a scopo didattico (esercitazioni di anatomia, fisiologia e chirurgia), nel monitoraggio ambientale (per sostanze che devono essere rilasciate nell’ambiente come i pesticidi) e nell’industria bellica (collaudo di nuove armi balistiche, chimiche, nucleari e biologiche).



Test di tossicità. Vengono utilizzati animali anche per testare le sostanze chimiche con cui entriamo in contatto ogni giorno (fibre tessili sintetiche, conservanti alimentari, detersivi, articoli in plastica, cosmetici, disinfettanti, inchiostri etc): dal 1981, infatti, la legge prevede che prima di essere immesse sul mercato debbano superare test di tossicità per verificarne gli effetti nocivi.

Le specie impiegate. Se i roditori si confermano gli animali più utilizzati (80%), la sperimentazione viene effettuata anche su conigli (3%), scimmie (1%), cani e gatti. Non mancano poi rettili, anfibi e pesci (9,6%) e gli uccelli (6%), mentre cavalli, asini e ibridi, suini, caprini, ovini e bovini rappresentano soltanto l’1%.

I luoghi della sperimentazione. La sperimentazione su animali vivi avviene nei laboratori delle industrie chimiche e farmaceutiche, delle università, degli ospedali e degli istituti di ricerca pubblici.


In Italia sono oltre 600 gli stabilimenti autorizzati a utilizzare animali, con una media di 9 nuovi ogni anno. Tra questi anche alcuni centri di ricerca che utilizzano cani, gatti e primati (clicca qui se vuoi sapere chi sono).

Il business degli animali da laboratorio. La sperimentazione alimenta un immenso giro d’affari che coinvolge allevamenti di animali da laboratorio e aziende che producono le relative attrezzature dagli stabulari che ospitano le cavie agli strumenti di contenzione per tenerli fermi durante alcuni esperimenti).


Oggi bastano pochi passi online per acquistare topi modificati geneticamente, ratti immunodeficienti, cani con le corde vocali recise e gatti portatori di qualsiasi malattia.


Accedendo al sito della Charles River Laboratories, una delle più grandi multinazionali specializzata in allevamento e vendita di animali da laboratorio (in Italia si trova in provincia di Como) è possibile sfogliare un ampio catalogo di animali sani o portatori di malattie (diabete, Alzheimer, Parkinson, tumori e insufficienza cardiaca, per citarne alcune) o con alternazioni chirurgiche (ne sono disponibili ben 55) comprendente topi, ratti, conigli, criceti, porcellini d’india, femmine in lattazione e nidiate.

Quanto costano?
I prezzi? Dipende: un topo di 10-12 grammi costa circa 4,60 €. Ma un ratto geneticamente modificato di 10 settimane portatore di diabete arriva a costare più di 310 € .

I numeri del 2008

• 12 milioni: animali impiegati in Europa nella sperimentazione scientifica nel 2008 in Europa. Dati che non si discostano da quelli del 2005.

• L’Italia si posiziona al quinto posto per numero di animali utilizzati (864.000) dopo Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna.

• 21.000 cani, 330.000 conigli e 9.000 scimmie sono stati oggetto di sperimentazione all’interno dei laboratori europei.

L'impiego dei cani. E nel catalogo online della Harlan Laboratories, con una sede anche in provincia di Milano, ci sono anche i cani.
Specializzata in allevamento di Beagles destinati soprattutto al mercato estero è la Green Hill di Montichiari (Bs), azienda posseduta dalla Marshall Farm, nota per essere la più grande fabbrica di cani da laboratorio al mondo e tornata alla ribalta nella primavera del 2012, dopo l'assalto di animalisti e attivisti. Lo stabilimento può contenere fino a 2.500 animali adulti e immettere sul mercato oltre 250 cani al mese.

Perché topi e Beagles? Assodato che l’essere umano non è un topone di 70 kg, perché i topi sono gli animali più utilizzati nella sperimentazione scientifica? In barba alle affinità con l’uomo, si utilizzano perché sono piccoli, maneggevoli, facili da comperare, trasportare, stabulare e da manipolare geneticamente, ma soprattutto poco costosi. Inoltre hanno una vita breve (massimo 3 anni) quindi le malattie si sviluppano più velocemente.


Anche i beagles, la razza canina più utilizzata nella sperimentazione, sono stati scelti per una questione di “comodità”: la loro sfortuna è quella di essere cagnolini robusti e socievoli, sia con l’uomo che con gli altri animali. Si preferiscono per la loro taglia, la resistenza cardiaca, il pelo corto (ideale per iniezioni e prelievi) e la capacità di vivere in gruppo.

Proibiti in Italia, permessi per deroga. Nonostante la legge italiana limiti l’impiego dei cani alle sperimentazioni in deroga, sono ancora molti gli stabulari che allevano, forniscono e utilizzano questi animali: circa 1.000 cani all’anno subiscono test tossicologici, prove per farmaci e per la produzione di apparecchiature .

La ricerca biomedica ha da sempre impiegato gli animali per mettere a punto nuovi medicinali, sperimentare tecniche chirurgiche all'avanguardia e osservare l'evoluzione delle malattie su organismi animali al fine di comprenderne meglio i meccanismi di attacco sul corpo umano.
Nonostante i grandi progressi della medicina, molti hanno cominciato a sollevare dubbi sulla liceità della ricerca sugli animali che, negli ultimi anni, è finita al centro di un dibattito piuttosto acceso.
Anche all'interno della comunità scientifica ci si divide sulla effettiva utilità di tutti gli esperimenti eseguiti e sulla legittimità dello sfruttamento di esseri viventi, acclamando lo sviluppo e l'adozione di metodi alternativi. E in ogni caso molti scienziati autorevoli come Umberto Veronesi e Rita Levi Montalcini si battono per un maggior rispetto degli animali, pur ritenendo la sperimentazione in alcuni casi necessaria.

In seguito analizzeremo in dettaglio:

1. I motivi che spingono (e hanno spinto) i ricercatori alla sperimentazione animale;

2. Le ragioni di chi ritiene inutile o dannoso il ricorso alla sperimentazione animale;

3. I metodi alternativi che – da soli o insieme alla sperimentazione animale – possono aiutare gli scienziati a compiere le loro ricerche

Quali sono dunque i vantaggi che la ricerca medica ha ottenuto grazie ai test sugli animali?


Le opinioni anche in questo caso sono divergenti, ma anche molti antivivisezionisti riconoscono come, senza certa ricerca, non si sarebbero ottenuti i farmaci attualmente in commercio e non si sarebbero raggiunte le conoscenze attuali su tumori e altre malattie.


Pensiamo, per esempio, all'uso della flebo: è stata sperimentata per la prima volta negli anni venti su cani, conigli e roditori.

Al servizio della chirurgia
Animali sono stati usati anche per migliorare le tecniche di chirurgia a cuore aperto e per l'innesto di bypass nelle arterie coronarie, per comprendere i meccanismi del sistema immunitario e individuare i modi per neutralizzare il rigetto degli organi trapiantati. Tutti i materiali chirurgici, dai fili di sutura riassorbibili alle protesi per sostituire le valvole cardiache, sono provati prima sugli animali e poi sperimentati sull'uomo, garantendo un certo margine di sicurezza.

Sacrifici utili
Gli animali hanno avuto un ruolo cruciale in molte scoperte medico-scientifiche: basti pensare ad Alexander Fleming che scoprì l'attività antibiotica della penicillina sperimentandola sui topi o a Louis Pasteur che dimostrò la teoria dei germi in medicina somministrando antrace ad alcune pecore. Intervistati su questo tema, tutti i premi Nobel per la Medicina viventi hanno ammesso che la ricerca medica ha tratto vantaggi incontrovertibili dall'uso di animali.

Passato e presente
«Non vi è oggi altra possibilità che l’impiego degli animali se si vogliono avere a disposizione modelli di malattie umane su cui saggiare nuove forme di terapia» spiega Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano «Se guardiamo alla storia della medicina troviamo che ogni scoperta significativa che ha dato risultati pratici anche per l’uomo è passata attraverso l’impiego di animali. Non avremmo oggi vaccini, farmaci chirurgici sofisticati e gli stessi trapianti d’organo se non vi fosse stata precedentemente un’adeguata sperimentazione animale».
Insomma la scienza e la medicina, come le conosciamo ora, non sarebbero tali senza il sacrificio di milioni di animali.

E il futuro?
Si sarebbero avuti gli stessi risultati senza gli animali? Non lo sapremo mai. Ma forse la domanda più corretta è: dati i progressi scientifici e le tecnologie disponibili è ancora necessario sperimentare sugli animali? L’opinione prevalente della comunità scientifica è che solo dall’impiego complementare della sperimentazione in vivo e in vitro e dell’elaborazione informatica può scaturire un’evoluzione delle nostre conoscenze tale da favorire lo sviluppo di terapie efficaci che utilizzino il minor numero possibile di animali nella sperimentazione.

Secondo gli antivivisezionisti più integralisti l'accanimento a testare su animali prodotti e medicine destinate all'uomo avrebbero addirittura rallentato il progresso medico.


I casi portati come esempi di sperimentazioni errate sono numerosi: il tranquillante Talidomide, che negli anni Sessanta causò la nascita di dieci mila neonati deformi, oppure lo spray Isoproterenol che nel 1973 uccise migliaia di asmatici. Questi farmaci, pur avendo superato la prova sugli animali, ebbero effetti devastanti sugli uomini. Per i ricercatori si tratta di margini di errori imprevedibili o il terribile risultato di una sperimentazione mal condotta.

I fallimenti della sperimentazione
Eppure questi errori continuano ancora oggi a mietere vite umane: come nel caso del Mediator, medicinale utilizzato per la cura di diabete e l’obesità, ritirato dal mercato il 14 ottobre scorso perché in Francia avrebbe provocato tra i 500 e i 1.000 morti.

E il fumo? Già nel 1950 era nota la sua correlazione con il cancro ai polmoni. Tuttavia, gli studi effettuati per confermare l’evidenza epidemiologica non riuscirono a dimostrare il legame tra sigarette e tumore in quanto non fu possibile indurre il cancro negli animali utilizzati per gli esperimenti. E così anche per amianto, arsenico, benzene, alcool e lana di vetro, tutte sostanze risultate innocue per gli animali ma dannose per l’uomo.

Dunque la sperimentazione serve?
Gli animalisti sono convinti di no e spiegano le proprie ragioni.

Un errore metodologico. L’assunto di base è questo: se nessuna specie animale è paragonabile in toto all’uomo (come dimostrano le diverse sostanze immesse sul mercato sicure per gli animali ma rivelatesi letali per gli esseri umani), questo significa che la sperimentazione finale di fatto avviene sull’uomo, rendendo vana la morte di milioni di animali. In campo oncologico, per esempio, le stesse sostanze chimiche possono essere cancerogene per l'uomo e non per il topo e viceversa.

La tutela giuridica. I test effettuati su animali garantirebbero un’irrinunciabile copertura legale alle case farmaceutiche tutelandole in caso di inaspettati effetti nocivi sull’uomo di nuovi farmaci immessi sul mercato.

Lo stress rende tutto inattendibile. Lo stress cui sono sottoposti gli animali nei laboratori invaliderebbe irrimediabilmente i risultati degli esperimenti rendendoli inattendibili. E sarebbe proprio per questo motivo che uno stesso esperimento effettuato su animali geneticamente identici ma in laboratori diversi dà spesso risultati differenti.

La carriera e le ricerche inutili. L'accusa spesso avanzata è che si continui a realizzare ricerche per rispondere a domande a cui si conosce già la risposta. Perché? Testare su animali sarebbe un modo per pubblicare più facilmente i propri studi, consentendo una carriera accademica più rapida rispetto a quanto sarebbe possibile fare con la ricerca clinica: la vita di un roditore è molto più breve, di conseguenza le malattie si sviluppano più in fretta.

Qualsiasi siano le ragioni, etiche, politiche e anche economiche, la possibilità di trovare alternative all'utilizzo di animali è ben vista da entrambi gli schieramenti.


Cosa si intende dunque per “metodo alternativo”? Si tratta di tutte le procedure che permettono di ridurre (o addirittura sostituire) l'animale nella sperimentazione, ma anche di limitare le sofferenze animali.

La legge delle tre R
A far riflettere su queste eventualità è stata la cosiddetta “legge delle tre R” (Replacement, Reduction, Refinement), elaborata nel 1959. Per rendere più eticamente accettabile la sperimentazione sull'animale sarebbe necessario considerare la possibilità di sostituire [Replacement significa sostituzione], là dove possibile, la pratica della vivisezione con altre metodologie altrettanto efficaci. Al più si auspica di ridurre [Reduction significa riduzione] il numero delle sperimentazioni e di raffinare i metodi [Refinement significa raffinamento], per evitare la sofferenza e lo stress degli animali.

I computer (e non solo) al servizio dell'uomo e dell'animale
Le tecnologie più moderne consentono di ottenere risultati importanti per esempio lavorando sulle colture cellulari che forniscono dati parziali, ma veritieri in quanto prodotte utilizzando materiale biologico della specie umana, verso la quale si compie la ricerca. Le simulazioni al computer, come i modelli matematici e speciali software, consentono di prevedere gli effetti biologici di alcuni composti. Come? Per esempio, partendo dalla disposizione spaziale degli atomi di una molecola.

Quando un metodo alternativo diventa ufficiale
Non tutte le metodologie senza animali possono essere utilizzate nei test previsti dalla legge, ma solo quelle validate, ossia dichiarate affidabili (riproducibilità nel tempo e in laboratori diversi) e rilevanti (significatività e utilità di una procedura per lo scopo prefissato). L’iter di validazione previsto dalla normativa europea, lungo e complesso, ha di fatto rallentato l’introduzione e la diffusione delle metodologie alternative disponibili.
Il paradosso? I test sugli animali previsti dalla legge vengono utilizzati senza essere mai stati validati (e nemmeno potrebbero esserlo perché mancanti dei requisiti richiesti).

Al posto degli animali In alcuni ambiti gli animali sono già stati totalmente rimpiazzati: è il caso dei crash test, della didattica, dei test di tossicità nel settore cosmetico.
Moderne tecniche di imaging (TAC e risonanza magnetica per fare due esempi) sono utilizzate nello studio del cervello umano al posto degli esperimenti sui primati, colture in vitro di cellule e tessuti umani trovano impiego nella sperimentazione di nuovi farmaci, mentre altri metodi basati direttamente sull’uomo (ricerca clinica, epidemiologia, statistica etc) si rivelano efficaci nello studio delle malattie. Inoltre, simulazioni elettroniche di esperimenti sono in grado di prevedere, grazie a modelli matematici e speciali software, gli effetti biologici di alcuni composti chimici.

Didattica senza aninali
In ambito didattico, modellini di animali ed esseri umani, video, simulazioni computerizzate, esperimenti su colture cellulari e pratica clinica sono metodi che per legge devono essere utilizzati al posto degli animali (fatta salva la sperimentazione in deroga).
Sta inoltre facendosi strada la genomica (branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi): le ricerche in corso sul genoma umano sono fortemente orientate a prevedere lo sviluppo di possibili malattie e a valutare in anticipo l’efficacia, anche a livello individuale, di nuovi farmaci.

La cosmetica è il settore in cui sono stati fatti i più grandi passi avanti per quanto riguarda la messa a punto di test alternativi.

Dal 2009 è infatti vietato vendere cosmetici testati su animali. Al momento sono permessi soltanto 3 specifici test di tossicità per i quali il divieto scatterà invece nel 2013, a condizione che per quella data siano disponibili metodi alternativi validati. E da quella data il divieto sarà totale.

Trucchi senza animali …
Per il divieto del 2009 i tempi sono stati rispettati e oggi per verificare la sicurezza di creme, saponi, trucchi e profumi si utilizzano solo test di tossicità topica senza animali.
In vista della scadenza del 2013, per la quale i metodi alternativi ai tre test sono ancora un fase di studio, l’ECVAM (il centro dell'Unione Europea che si occupa di approvare i test alternativi) è a buon punto.

… e sostanze chimiche senza trucchi
Nel campo della chimica, invece, la situazione è più complicata.
Nel gennaio 2008 è entrata in vigore una normativa europea che prevede che tutte le sostanze chimiche immesse sul mercato senza controlli prima del 1981 (circa 30.000) vengano sottoposte a test di tossicità.
La normativa, denominata REACH (Registration, Evaluation and Authorization of Chemicals), costerà circa 6 miliardi di euro e utilizzerà milioni di animali perché ogni sostanza chimica, nuova o antecedente al1981, dovrà essere testata (prevalentemente su ratti, conigli e cani) per verificare che per l’uomo:
- non sia tossica
- non sia nociva per gli occhi
- non sia irritante per la pelle
- non provochi tumori o malformazioni
- non interferisca con il sistema endocrino (fegato, pancreas, …).

Per alcuni test di tossicità sono disponibili i metodi alternativi validati per la cosmetica, il che risparmierà centinaia di migliaia di animali, mentre altri test sono ancora in fase di studio da parte dell’ECVAM, chiamata a intensificare i propri sforzi per riuscire ad approvare tempestivamente i metodi necessari.
Il termine ultimo per testare le sostanze presenti sul mercato da quasi 30 anni è il 2012, anche se si prevedono slittamenti.

Ma per fortuna possiamo chiudere questo speciale nel quale abbiamo cercato di essere più obiettivi possibile con una buona notizia: da circa un anno è andato in pensione il Draize test con cui si misura l'irritabilità di una sostanza chimica versandola negli occhi e sulla pelle di conigli e lasciandola lì per ore o giorni, finché l'organo non necrotizza.

La nuova norma europea, dopo 4 anni di dibattiti e negoziazioni, è stata approvata l’8 settembre scorso e aggiornerà le regole stabilite dalla precedente direttiva del 1986 (che rimarrà comunque ancora in vigore fino a quando non sarà recepita dai paesi membri).

Le novità che migliorano la normativa

o Incentivazione e utilizzo dei metodi alternativi.
I ricercatori devono utilizzare metodi di sperimentazioni alternativi a quelli in vivo purché siano preventivamente approvati dalla legislazione comunitaria attraverso un preciso iter di validazione.
o Autorizzazione obbligatoria preventiva. Tutti i progetti di sperimentazione dovranno ottenere un’autorizzazione preventiva da parte dell’autorità competente, che dovrà valutarne l’effettiva necessità e verificare che non esistano metodi alternativi. Persone esterne al progetto valuteranno, caso per caso, i costi (in termini di sofferenza degli animali) e i benefici attesi per la salute.
o Pubblicazione delle informazioni sui progetti. Il contenuto di ogni progetto che prevede l’utilizzo di animali deve essere reso pubblico, indicando la descrizione dell’esperimento, degli animali usati e tutte le revisioni successive (che mostrano se quel progetto ha raggiunto i risultati cercati o se è stato inutile).
o Ispezioni obbligatorie. Ogni anno almeno un terzo degli stabilimenti che utilizzano animali deve essere sottoposto a ispezione (in parte a sorpresa), mentre per chi alleva, fornisce e utilizza primati l'ispezione è obbligatoria almeno una volta all’anno.
o Inclusione nelle statistiche ufficiali degli animali utilizzati in ambito scientifico anche dei cefalopodi (polpi, seppie, calamari…) e delle forme embrionali e fetali di mammiferi che oggi non vengono considerate. Rimangono esclusi tutti gli altri invertebrati.
o Classificazione del livello di dolore provocato dall’esperimento. Diventa obbligatorio indicare sulla richiesta di autorizzazione il livello di sofferenza (non risveglio, lieve, moderata, grave) provocato agli animali utilizzati nell’esperimento: più è elevato e maggiori sono gli obblighi previsti per il rilascio dell’autorizzazione.
o Utilizzo di metodi di soppressione “umani”. Al termine della sperimentazione è obbligatorio sopprimere gli animali con metodi che provochino il minor dolore, sofferenza e angoscia possibile negli animali, utilizzando per ciascuna specie quelli indicati nella normativa.
o Reinserimento degli animali dismessi. Diventa possibile la liberazione e il reinserimento degli animali utilizzati nei laboratori. A tal fine allevatori, fornitori e utilizzatori da cui gli animali provengono devono dotarsi di un programma di reinserimento che assicuri la loro socializzazione.
o Regole per l’impiego di animali nella didattica e nelle indagini medico-legali. A oggi non esiste alcuna norma a livello europeo che istituisca regole per l’impiego di animali in questi ambiti, quindi in tutti gli Stati in cui non è in vigore un’apposita legge si possono usare animali nell'insegnamento pre e post laurea senza alcuna regola né autorizzazione.

I punti più controversi

o Possibilità di utilizzare animali randagi.
Mentre la normativa del 1986 proibiva in modo assoluto l’utilizzo dei randagi a fini scientifici, la nuova direttiva introduce diverse deroghe: qualora sia essenziale disporre di studi riguardanti la salute e il benessere di tali animali o in presenza di gravi minacce per l’ambiente o la salute umana o se è scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo scopo della procedura se non utilizzando un animale randagio o selvatico.
o Possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e catturate in natura.
o Possibilità di utilizzare scimmie antropomorfe.
È vietato, salvo casi eccezionali, utilizzare le scimmie antropomorfe (gibboni, orangutan, gorilla, scimpanzé e bonobo), mentre le altre scimmie possono essere impiegate nella sperimentazione ma con precise regole.
o Possibilità di condurre esperimenti senza anestesia se questa è incompatibile con la procedura stessa.
o Possibilità di riutilizzare gli stessi animali per più esperimenti con soglia del dolore lieve o moderato.

I metodi sostitutivi e le relative applicazioni (a che cosa possono servire)

Metodo sostitutivo

Applicazione

Metodi in vitro:

Colture di cellule

Colture di tessuti

Test su microrganismi (batteri, lieviti, virus)

Tossicologia, ricerca su malattie, verifiche igienico sanitarie su alimenti, ricerca sperimentale di base in biologia e medicina

Analisi chimiche

Verifiche igienico sanitarie su alimenti, diagnosi

Ricerca clinica:

Analisi cliniche su materiale biologico (scarti da interventi chirurgici, sangue, urine, saliva etc)

Analisi genetiche su materiale biologico

Imaging (TAC, PET, RM etc)

Microdosing

Tossicologia, ricerca su malattie, ricerca sperimentale di base in biologia e medicina, metabolismo dei farmaci

Studi epidemiologici

Ricerca su malattie, ricerca sperimentale di base in biologia e medicina

Bioinformatica:

Modelli QSAR*

Reti neurali

Altri simulatori

Tossicologia, ricerca su malattie, ricerca sperimentale di base in biologia e medicina, metabolismo dei farmaci

Plastici e manichini, simulatori

Didattica e training chirurgico

Nuove tecnologie:

Chip al DNA

Organi bioartificiali

Microcircuiti cellulari

Tossicologia, ricerca su malattie, ricerca sperimentale di base in biologia e medicina, metabolismo dei farmaci

* QSAR (Relazione Quantitativa Strutture Attività): si tratta di modelli in grado di prevedere i possibili effetti di una sostanza sull’organismo confrontandola con sostanze strutturalmente simili di cui già si conoscono gli effetti.

Elenco test necessari per ogni sostanza chimica e animali utilizzati (2007/2009)

Tipo di test

2007

2009

Irritazione cutanea

3 conigli

Sostituzione parziale con metodi alternativi

Corrosione cutanea

Test in vitro

Irritazione oculare

3 conigli albini

Sostituzione animali con metodi alternativi

Sensibilizzazione cutanea

30 porcellini d’India

Riduzione animali con metodi alternativi validati

Tossicità acuta orale

15-25 ratti

Tossicità acuta cutanea o per inalazione

30 roditori

Tossicità a dose ripetuta

40 ratti (28 gg.) e/o 80 ratti e/o 32 cani (90 gg.)

Tossicità cronica

160 roditori + 32 cani

Assorbimento cutaneo

Test in vitro

Test in vitro

Fototossicità

Test in vitro

Test in vitro

Genotossicità/Mutagenicità

40 roditori

Riduzione animali con metodi alternativi validati

Cancerogenesi

400 ratti o topi

Teratogenesi

80 ratti o 48 altri animali (non roditori)

Ecotossicità

740 pesci

Embriotossicità

240 roditori

Sostituzione con metodi alternativi in vitro

Tossicocinetica

60 roditori, talvolta cani e scimmie

Numero totale di animali previsti per una sostanza chimica

2.005

Fonte dati 2007: Impronte n.2, marzo 2007, LAV

Fonte dati 2009: rielaborazione dati pubblicati su “ECVAM Technical Report on the Status of Alternative Methods for Cosmetics Testing (2008-2009)”

Chi fa sperimentazioni sui cani, gatti e primati in Italia
Tra i nomi di chi nel 2006/2007 ha effettuato sperimentazioni su cani, gatti e primati oppure senza anestesia o per scopi didattici troviamo:
- La GlaxoSmithKline (Verona) utilizza scimmie per studi sul comportamento sessuale, disturbi alimentari, depressione e ritmi circadiani.
- L’Università di Padova utilizza uccelli in ambito didattico per studiare gli effetti della deprivazione del sonno.
- La Fatro di Ozzano Emilia (Bologna) utilizza suini, caprini, ovini, bovini e uccelli per studi farmacologici.
- La Corit (Padova) svolge studi sugli xenotrapianti (dall’animale all’uomo) utilizzando cani e suini.
- Asini, cavalli e ibridi vengono impiegati dall’IZLER e ACME Srl (Reggio Emilia) per studi farmacologici e dall’Università di Bologna nella ricerca sulle lesioni tendinee.
- Le scimmie vengono utilizzate dall’Istituto Superiore di Sanità per lo studio di vaccini (AIDS, BSE, …) e la ricerca di base, dalle Università di Ferrara, Modena e La Sapienza (Roma) per studi neurologici (processi cognitivi, controllo dei movimenti, …) e dal dipartimento di neuroscienze dell’Università di Parma per ricerche sui neuroni a specchio.
- Le Università di Milano, Padova, Pisa e l’Università del Sacro Cuore (Roma) effettuano esercitazioni chirurgiche (laparoscopia, suture, chirurgia robotica, …) sui maiali.
- L’Università di Pisa ha utilizzato gatti per testare un vaccino veterinario. Nei primi mesi del 2010 70 gatti sono usciti dal laboratorio per iniziare un programma di riabilitazione e successivamente poter trovare una famiglia che li adotti.

Fonti e documenti

Direttiva europea dell’8 settembre 2010
Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici
(PDF)

Direttiva europea del 24 novembre 1986
Direttiva del Consiglio concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici” (86/609/CEE)
(PDF)

D.Lgs. 116/92
"Attuazione della direttiva (CEE) n.609/86 in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici"
(LINK)

Legge 189/2004
Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate
(LINK)

Legge 281/91 sulla prevenzione del randagismo
(LINK)

Nota del Ministero dell’Istruzione, 29 aprile 2008
Nota sull’impiego di animali nelle scuole primarie e secondarie – divieto d’uso di animali e obbligo di utilizzo di metodi alternativi”.
(PDF)

Dossier LAV
“La vivisezione in Italia (2006-2007)”, a cura di Michela Kuan
(PDF)

Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo
Sesto rapporto sulle statistiche riguardanti il numero di animali utilizzati ai fini sperimentali o ad altri fini scientifici nei 27 stati membri dell’Unione Europea”, Bruxelles, 5.11.2007.
(LINK)

Direttiva 67/548/CEE concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all'imballaggio e all'etichettatura delle sostanze pericolose e sue successive modifiche (direttiva 1999/33/CE e Direttiva 2001/59/CE).
Stabilisce quali sono i test a cui deve essere sottoposta ogni sostanza chimica prima di essere introdotta sul mercato.
(LINK)

Dossier LAV
“La vivisezione in Italia regione per regione” a cura di Michela Kuan, novembre 2008
(PDF)

IMPRONTE LAV, febbraio 2010
La sperrimentazione sui cani
(PDF)

Sperimentazione animale: vantaggi e limiti di un modello dell'uomo
The Lancet, ed. Italiana
(LINK)

Direttiva europea sui cosmetici 76/768/EEC
(LINK)

Regolamento europeo 1223/2009
(LINK + PDF)

Regolamento europeo n. 1907/2006 “concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH)
(LINK)

Test di…

Tossicità acuta (orale, cutanea, per inalazione): si studia l’effetto tossico prodotto da una sostanza su un organismo nel corso di un’unica somministrazione. Prevedono la somministrazione della sostanza agli animali in un’unica dose per individuare quella sufficiente a uccidere il 50% degli animali (la cosiddetta DL50, ossia dose letale 50). Sono in fase di convalida metodi alternativi in vitro.

Tossicità cronica: si studia l’effetto tossico prodotto da una sostanza su un organismo in periodi di tempo molto prolungati. La sostanza viene somministrata per un tempo variabile da 3 mesi a un anno, dopodiché l’animale viene soppresso per valutare gli effetti prodotti dalla sostanza su organi e tessuti.

Tossicità a dose ripetuta: si studia l’effetto tossico prodotto da più somministrazioni della sostanza. consiste nel somministrare più volte una singola dose di sostanza in un periodo di tempo definito.


Irritazione oculare: si studia l’irritazione provocata da una sostanza che entra in contatto con gli occhi. Si introduce la sostanza in uno degli occhi (l’altro serve da controllo) di conigli albini un certo quantitativo della sostanza da testare e si valutano gonfiore, rossore, ulcerazione e corrosione dell'occhio (Draize test oculare). I test alternativi in corso di validazione vengono effettuati su parti di animali scartati dai macelli (occhi di buoi e galline) e permettono di ridurre drasticamente il numero di conigli utilizzati.


Irritazione cutanea: si studia l’irritazione provocata da una sostanza a contatto con la pelle. Dal 2007 il Draize test cutaneo sui conigli è stato sostituito da test su pelle umana ricostituita.


Corrosione cutanea: si studia la capacità corrosiva di una sostanza sulla pelle. Si effettuano test su pelle umana ricostituita (Epiderm, Episkin, Corrositex).


Sensibilizzazione cutanea: si studia il potere di una sostanza di innescare una risposta immunitaria, ossia il suo potere allergizzante. Si utilizza il test LLNA (Local Limph Node Assay), metodo alternativo validato che, seppur in vivo, consente di ridurre drasticamente il numero di animali utilizzati.


Assorbimento cutaneo: studia la capacità di una sostanza di penetrare nella pelle. Si utilizzano test in vitro basati su pelle suina o umana.


Fototossicità: studia i possibili effetti di una sostanza chimica sulla pelle qualora venga esposta alla luce diretta del sole. Si utilizzano test in vitro.


Genotossicità/Mutagenicità: la prima studia la capacità di una sostanza di provocare cambiamenti nel DNA, mentre la seconda studia la capacità di una sostanza di indurre cambiamenti permanenti e trasmissibili nel materiale genetico di cellule o organismi. E’ disponibile un test in vitro validato (test del micronucleo di mammifero) che può essere svolto anche in vivo.


Tossicocinetica: studia le modalità di assorbimento, escrezione e distribuzione della sostanza all’interno dell’organismo. Gli animali vengono trattati con la sostanza da testare e poi sottoposti a esami periodici per ricercare la sostanza nell’organismo.


Cancerogenesi: si studia la capacità di una sostanza di provocare un cancro. Agli animali (almeno 400) viene somministrata la sostanza per gran parte della loro vita, osservando l’insorgenza di tumori.


Embriotossicità (tossicità per la riproduzione): si studiano gli effetti di una sostanza sulle capacità riproduttive (fertilità maschile e femminile e sviluppo dell’embrione). Sono disponibili 3 test in vitro validati.


Teratogenesi: si studia la capacità di una sostanza di indurre uno sviluppo anomalo del feto durante la gravidanza, con conseguente nascita di un bambino con gravi difetti congeniti.


Ecotossicità: valutano gli effetti dannosi di una sostanza sull’ambiente. Sono in tutto 24 test, di cui 8 condotti su animali (pesci, crostacei, lombrichi, api mellifere).

9 maggio 2012 Rebecca Mantovani
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