Uno dei pericoli maggiori per la biodiversità a livello mondiale è quello legato alla presenza di specie aliene invasive, animali (o piante) che non sono nativi di una certa area ma che ci vengono portati, per sbaglio o apposta, da noi esseri umani. Le specie invasive fanno concorrenza a quelle autoctone e, in certi casi, si possono addirittura dimostrare più adatte di loro a sopravvivere e prosperare in un dato ambiente - in particolare perché lì non ci sono i loro predatori naturali: in questo modo sottraggono risorse preziose alle specie locali, e rischiano di spingerle verso la scomparsa.
Allarghiamo lo sguardo. Finora le valutazioni sull'impatto delle specie invasive si sono sempre limitate allo studio di specie locali a rischio estinzione o estinte, ma un nuovo studio pubblicato su Global Change Biology allarga lo sguardo e prova a valutare quale sia l'impatto degli "alieni" anche sugli autoctoni che non corrono un rischio immediato, ma che potrebbero subire gli effetti a lungo termine della loro presenza.
Che cos'è la diversità filogenetica. Il primo dato che si legge nello studio è che, a causa delle specie invasive, la diversità filogenetica di uccelli e mammiferi è a rischio: circa l'11% corre il pericolo di sparire, "inghiottita" dagli alieni. Che cosa significa? L'espressione "diversità filogenetica" indica uno dei tanti modi possibili per misurare la biodiversità in un'area: tiene conto non solo di quante specie diverse sono presenti, ma anche di quanto sono vicine (o distanti) dal punto di vista evolutivo. Come sempre quando si parla di diversità, e in particolare di biodiversità, maggiore è la diversità filogenetica in un'area meglio è, e perderla significa dire addio a un pezzo di storia evolutiva di un intero gruppo in un determinato territorio.
Una minaccia ecologica. Le specie aliene costituiscono anche una minaccia ecologica: anche loro si devono nutrire, riprodurre e difendere dai predatori, e spesso lo fanno in concorrenza con le specie locali; secondo lo studio, il 40% delle strategie di sopravvivenza degli uccelli, e il 14% di quelle dei mammiferi, rischiano di sparire insieme alle specie che le mettono in pratica.
Gli uccelli sono particolarmente a rischio di fronte a un'invasione, e gli uccelli che vivono sulle isole, in particolare quelle che stanno nell'oceano, sono più vulnerabili di quelli che vivono sui continenti. Le ricercatrici fanno l'esempio del kagu, un uccello endemico della Nuova Caledonia e ultima specie vivente del genere Rhynochetos.
Il kagu è attero, cioè non sa volare, e si procura il cibo andando a caccia sul terreno: questo lo mette in diretta competizione con una delle specie invasive più pericolose della Nuova Caledonia, il ratto, che è anche un suo predatore.
Uccelli fondamentali. Lo studio spiega anche che certi uccelli contribuiscono a spargere semi o polline, e sono dunque componenti fondamentali dell'ecosistema in cui vivono: la loro perdita avrebbe lo stesso effetto, per esempio, di quella di altri impollinatori come le api.