È lunga 2-4 millimetri appena, ma provvista di un veleno doloroso come "un fiammifero acceso sotto la pelle": la formica di fuoco o formica guerriera (Solenopsis invicta), una specie aliena (è originaria del Sud America) tra le più invasive al mondo, è ora approdata in Europa, e lo ha fatto a partire dalla nostra penisola. Sembra infatti aver trovato casa in Sicilia, come spiegato in uno studio molto ripreso in questi giorni e pubblicato su Current Biology.
Dove è stata scoperta? Un gruppo di scienziati dell'Istituto di Biologia Evolutiva di Barcellona (Spagna) e dell'Università di Parma ha individuato 88 nidi della formica di fuoco (alcuni dei quali abitati da migliaia di formiche operaie) sparsi in un'area di quasi cinque ettari nei pressi di Siracusa nell'inverno a cavallo tra 2022 e 2023. La zona affianca l'estuario del fiume Ciane e si trova in un parco naturale all'interno di un'area regionale protetta, a sud del porto della città e fortemente disturbata dalla presenza umana. I residenti del luogo riferivano frequenti e dolorose punture di formica già almeno dal 2019, il che fa pensare che la S. invicta non sia arrivata ieri ma sia presente nel territorio da parecchio tempo e su un territorio probabilmente più esteso.
Come è arrivata (e come si muove)? Si tratta del primo avvistamento stabile in Europa per la formica guerriera, che in meno di un secolo si è diffusa dalla regione meridionale del continente americano fino a buona parte di Stati Uniti, Messico, Caraibi, Cina, Taiwan e Australia (e Nuova Zelanda, dove però è stata eradicata). Analisi genetiche hanno concluso che gli esemplari presenti in Sicilia hanno avuto origine da formiche di fuoco della Cina o degli Stati Uniti, approdati nell'isola forse via mare, attraverso il porto commerciale di Siracusa. Anche le direzione del vento fa pensare che qualche regina di S. invicta possa essere giunta in volo alla foce del Ciane da nordovest, dove si trova il porto di Siracusa.
«La formica di fuoco è riuscita a colonizzare così tante aree del mondo sfruttando il trasporto di merci come piante o legname (dai container al trasporto su gomma)», spiega a Focus.it Enrico Schifani, entomologo dell'Università di Parma tra gli autori dello studio. «In Europa era già stata intercettata in scali merci in passato. Come molte formiche produce poi regine alate in grado di disperdersi per diversi chilometri.
La nostra scoperta è stata del tutto casuale, una persona che ci conosceva come esperti di formiche ci ha inviato una foto sospetta dopo essere stata punta da alcune formiche».
Perché la si teme? Gli scienziati temevano questa comparsa da tempo e pensano che la formica guerriera possa ora facilmente colonizzare anche il resto dell'Italia e dell'Europa. Come spiegato sul Guardian, la formica di fuoco è considerata una delle specie invasive più distruttive: può formare rapidamente super colonie con più regine, capaci di competere con insetti locali e cibarsi di invertebrati, vertebrati più grandi e vegetali; danneggia i raccolti di cereali, frutta e verdura, è aggressiva nei confronti delle altre specie di formiche autoctone e può causare squlibri agli ecosistemi. La formica di fuoco è la quinta specie invasiva più dannosa al mondo in termini economici: negli USA provoca danni per 6 miliardi di dollari all'anno.
«Nelle aree invase scompaiono tantissime specie a partire da altri piccoli animali, con gravi danni alla biodiversità», precisa Schifani. «Si registrano danni anche all'agricoltura, alle infrastrutture elettriche da cui queste formiche sono particolarmente attratte, e alla salute umana: il nome formiche di fuoco si riferisce alle punture, che è particolarmente facile procurarsi per l'aggressività di questa specie. Le punture sono in genere dolorose, e possono rappresentare un pericolo per i soggetti più sensibili».
Dove si diffonderà? Gli autori dello studio hanno elaborato un modello per determinare quali parti dell'area mediterranea e del resto d'Europa sono adatte alla S. invicta e in che misura i cambiamenti climatici ne favoriranno la diffusione. Il 7% del continente europeo ha condizioni favorevoli alla specie aliena invasiva, e la crisi climatica dovrebbe ulteriormente facilitare la sua "conquista".
«Il nostro modello predittivo mostra che attualmente le aree a maggior rischio sono quelle urbane e agricole, soprattutto lungo le coste mediterranee, e che queste aree potranno estendersi in modo significativo sulla base degli scenari di cambiamento climatico previsti», chiarisce Schifani. Il 50% delle città europee ha caratteristiche che le rendono vulnerabili alla colonizzazione dell'insetto (come la presenza di porti). Tra queste ci sono Londra, Roma, Amsterdam.
L'aiuto di tutti. Dato che l'unico Paese in cui l'insetto è stato debellato è la Nuova Zelanda, gli esperti vogliono mutuare da lì (e dalla Cina che è alle prese tuttora con l'eradicazione) le tecniche che sembrano aver funzionato.
«La Regione Sicilia è al lavoro per un piano di intervento e speriamo che riuscire ad eradicarla sia possibile - si augura Schifani - è cruciale riuscire a scoprire tutti i siti in cui la specie si è insediata e l'aiuto dei cittadini potrà essere fondamentale. L'Italia è abitata da circa 270 specie di formiche diverse, molte delle quali di colore rosso e alcune in grado di pungerci. Servono quindi degli specialisti per identificare la formica di fuoco. Il nostro appello è quello di fotografare le formiche sospette con il proprio smartphone e caricare le osservazioni sul sito web www.iNaturalist.org, dove verranno identificate da esperti e i dati diverranno accessibili a tutti».
Costi materiali e non solo. Secondo i nuovi dati sulle specie aliene invasive contenuti in un recente rapporto dell'IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services: la massima autorità scientifica in materia di natura e di contributi materiali e immateriali che la natura offre alle persone, le attività umane hanno introdotto più di 37.000 specie aliene in ogni bioma della Terra, almeno 3.500 delle quali classificate come aliene invasive (cioè capaci di diffondersi rapidamente con gravi danni alle specie e agli ecosistemi originari). Sempre secondo questo rapporto, questa invasione e affermazione procede al ritmo vertiginoso di 200 specie all'anno e costa al mondo almeno 423 miliardi di dollari ogni anno, oltre a rappresentare una delle principali minacce alla biodiversità.