In teoria si potrebbe, e qualcuno ci ha provato all’inizio del ’900, introducendo una piccola popolazione di pinguini reali alle isole Lofoten (Norvegia). Un altro tentativo fu fatto in Russia. Entrambi falliti: i pinguini scomparvero e alcuni furono uccisi dalle popolazioni locali. Da allora nessuno più si è azzardato a popolare il Polo Nord con animali che non sono originari di quell’habitat.
Ma perché, se questi uccelli atteri (incapaci cioè di volare) vivono in Antartide in condizioni di freddo estremo, non se ne trovano invece intorno al Circolo polare artico, dove la situazione climatica è simile? Le ragioni sono molteplici.
Pinguini del nord. Innanzitutto, non è vero che non esistano pinguini al Polo Nord. O meglio, lo è solo da 169 anni: nel 1844, infatti, l’alca impenne (Pinguinus impennis) si estinse per la caccia intensiva a cui era sottoposta dalle popolazioni locali. Unica rappresentante del genere Pinguinus, l’alca era però, come si è scoperto poi, imparentata più con le gazze che con i moderni pinguini, anche se morfologicamente simile agli attuali pinguini.
Partire è un po' morire. Se non si trovano pinguini al Polo Nord è solo per ragioni evolutive: gli antenati dei pinguini sono nati nell’emisfero australe e, per quanto alcune specie di pinguino siano in grado di percorrere grandi distanze, non sono in genere animali migratori. La strada da un emisfero all’altro è troppo lunga perché questi uccelli possano coprire a nuoto quella distanza. E anche se ne fossero in grado, si scontrerebbero con le correnti calde equatoriali: lo spesso strato di grasso che ne ricopre il corpo diventerebbe un disagio insormontabile in acque più tiepide, perché farebbe salire troppo la loro temperatura corporea.