Animali

Si poteva evitare di uccidere il gorilla Harambe?

Il primate dello Zoo di Cincinnati stava davvero aggredendo il bambino caduto nella sua gabbia? La decisione di sparare all'animale poteva essere evitata? Il racconto dei fatti, e una riflessione.

In molti avranno seguito la vicenda sui social, ma la raccontiamo comunque dall'inizio. Sabato 28 maggio, i responsabili della sicurezza dello Zoo di Cincinnati (Ohio) hanno abbattuto Harambe, un raro esemplare maschio di gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla gorilla) di 17 anni, nel tentativo di proteggere un bambino di 4 anni accidentalmente caduto nella sua gabbia.

Troppo rischioso. I veterinari e il direttore dello zoo si sono detti devastati per la decisione, che spiegano di aver preso dopo aver visto che l'animale "trascinava e gettava violentemente il bambino nell'acqua", e dopo aver tentato più volte inutilmente di chiamare il gorilla fuori dal recinto. Sparare un tranquillante nel primate di due quintali non era un'opzione praticabile: il farmaco avrebbe impiegato diversi minuti ad agire, e nel frattempo l'animale, con il bambino tra le zampe, si sarebbe innervosito per l'iniezione ricevuta.

Così Harambe è stato ucciso, e il bambino - che cadendo nel fossato aveva fatto un volo di 3 metri, rimanendo ferito - è stato soccorso ed è fuori pericolo. Ma intanto montano le polemiche sulla sicurezza di animali e visitatori: come è possibile che il piccolo sia riuscito a sgattaiolare al di là della recinzione, cadendo nella gabbia? E soprattutto, l'animale poteva essere risparmiato, agendo diversamente?

Conto alla rovescia. Il gorilla di pianura occidentale è una specie a serio rischio estinzione. Per il WWF, negli ultimi 20-25 anni la sua popolazione in natura si è ridotta del 60%, arrivando a meno di 175.000 esemplari. Gli zoo di tutto il mondo ne ospitano, in totale, 765. Harambe, che è un maschio dominante, avrebbe dovuto generare altri gorilla.

Bestioni frugivori. Questi animali sono pacifici vegetariani (salvo qualche spuntino a base di insetti). Come spiega in un post sulla vicenda Frans de Waal, noto etologo e primatologo olandese, a un pezzo di carne preferiscono un succoso frutto, a qualunque ora del giorno. Non sono predatori, come tigri e leoni, e non sono interessati a catturare oggetti in movimento, come i gatti.

L'unica situazione che li rende aggressivi è l'ingresso di un altro maschio nel proprio territorio, che si avvicini troppo a femmine e cuccioli. Ma Harambe, spiega de Waal che ha a lungo studiato i video, aveva capito che il bambino non era un rivale.

Spaventato dalle urla. Non c'è stato nessun momento di intensa aggressività, come per altro ammesso dal direttore dello zoo. Se solo avesse voluto, il gorilla avrebbe potuto uccidere il bambino con una zampata. Invece, continua de Waal, «ha mostrato un misto di protezione e confusione.

Si è posizionato sopra il bambino, lo ha sollevato, lo ha trascinato nell'acqua (almeno una volta molto bruscamente), si è di nuovo messo sopra di lui. Gran parte delle sue reazioni potrebbero essere state causate dal rumore e dagli strepiti dei visitatori».

I precedenti. Complice la distrazione dei genitori e la scarsa sicurezza di alcune recinzioni, ci sono diversi altri casi di bambini finiti nelle gabbie di gorilla: è successo in uno zoo di Chicago e in uno inglese prima d'ora. In entrambe le circostanze, i bambini ne sono usciti indenni (uno di loro ha anche ricevuto assistenza dall'animale).

Poche alternative. Allora perché la decisione di abbattere l'animale? Intanto, spiega de Waal, il direttore non aveva a disposizione il video che sta girando su Internet: doveva decidere in pochi minuti, e le alternative all'uccisione di Harambe lasciavano adito ad incertezze. L'animale non si lasciava distrarre, tranquillizzarlo non era prudente: spesso, le iniezioni di tranquillante ottengono, in un primo momento, l'effetto opposto. E con la vita di un bambino di mezzo, non si possono fare esperimenti.

Restiamo soli. Allo stesso tempo, de Waal si chiede cosa sarebbe accaduto se la folla di curiosi sopra alla gabbia fosse stata allontanata, e se gli addetti alla sicurezza e il personale estraneo al gorilla avessero lasciato spazio ai soli veterinari che Harambe conosceva bene. Forse, ritornata la calma, l'animale si sarebbe lasciato avvicinare, e il bambino sarebbe stato messo in sicurezza. Forse avremmo avuto un raro primate in meno da piangere.

31 maggio 2016 Elisabetta Intini
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