Il clitoride è un argomento tabù, almeno quando si parla di ricerca scientifica (e non solo); ne sappiamo relativamente poco, e ne parliamo ancora meno, al punto che ci sono ancora discussioni sul fatto che la parola sia maschile o femminile. Vale per gli esseri umani e vale ancora di più per gli animali, e non c'è dimostrazione migliore di questa reticenza collettiva di uno studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, che presenta la prima descrizione completa di questo organo in nove diverse specie di serpenti, e ne approfitta per lanciare un monito: i genitali femminili sono sproporzionatamente meno studiati rispetto a quelli maschili, anche tra gli animali.
L'organo misterioso. Lo studio di per sé è semplice, e proprio per questo sorprendente. Le autrici, un team dell'università di Adelaide, hanno infatti dissezionato e studiato 10 serpenti appartenenti a nove specie diverse, per analizzare con più attenzione una struttura presente nelle femmine e che, finora, era stata descritta alternativamente come una ghiandola odorifera, un pene poco sviluppato o addirittura un organo utile a stimolare i maschi durante l'accoppiamento (!).
Nulla di tutto questo: l'organo è un clitoride, anzi due, nel senso che si tratta di due strutture individuali (emiclitoridi) separate da una striscia di tessuto e tenute nascoste sotto la pelle della coda. Hanno dimensioni e forme diverse a seconda della specie, sono fatte di tessuto erettile e hanno molte terminazioni nervose: secondo le autrici le emiclitoridi dei serpenti potrebbero "funzionare" in modo simile alle clitoridi dei mammiferi, e contribuire al piacere della femmina (che a sua volta porta ad accoppiamenti più lunghi e più frequenti, e quindi a un maggior successo riproduttivo).
Abbattere il tabù. Ci sono ancora parecchie cose da scoprire sui clitoridi dei serpenti, a partire da come funzionano durante il sesso, oppure se abbiano un qualche sistema di protezione contro l'emipene dei maschi, che è coperto di aculei ricurvi. Per scoprirlo, però, bisognerebbe studiarli: l'opinione delle autrici è che gli organi genitali femminili siano ancora oggi un tabù, anche quando si parla di animali, e siano quindi sottorappresentati negli studi su sessualità e riproduzione. Lo studio, quindi, è anche un invito a cambiare questo approccio, e a smetterla di considerare l'apparato riproduttore maschile più interessante da studiare di quello femminile – negli animali ma anche negli esseri umani.