Immaginare un cobra con le zampe può farci sorridere (o tremare di paura), ma, in una loro particolare fase evolutiva, questi rettili apparvero proprio così, come conferma uno dei rari fossili di serpente "bipede" rinvenuto in Libano. (Elisabetta Intini, 11 aprile 2008)
Un serpentone fossile vissuto 92 milioni di anni fa è giunto fino a noi grazie a una roccia calcarea, che l'ha preservato per tutto questo tempo. Fin qui niente di strano, se non fosse per quella piccola, tozza protuberanza all'altezza della coda: una gamba fatta e finita, con tanto di femore, tibia e perone. Dal 2000, anno del ritrovamento del reperto, gli scienziati aspettavano di sapere dove fosse finita l'altra zampa del rettile, visto che sulla superficie della roccia se ne scorgeva soltanto una. A risolvere il rompicapo ci ha pensato una sofisticata tecnica ai raggi x in uso presso l'European Light Source (Esrf) a Grenoble, in Francia, che ha permesso agli scienziati di vedere anche l'altro arto, rimasto incastrato in uno strato inferiore del masso. Il protagonista di questa vicenda è un esemplare di Eupodophis descouensi, un serpente lungo 85 centimetri e munito di due zampe posteriori che, con ogni probabilità, gli erano del tutto inutili. Saranno invece utilissime ai ricercatori, che useranno questo reperto - insieme agli altri rarissimi fossili di serpenti bipedi scoperti finora, come quello raccontato da Focus.it nel 2006 (vedi) - per fare luce sull'origine ancora misteriosa di questi animali. Tra gli scienziati infatti c'è chi giura che i serpenti discendono da lucertoloni preistorici che persero progressivamente le zampe, e chi invece propende per una loro origine acquatica.