Animali

I segreti genetici del grande squalo bianco

Un importante lavoro di sequenziamento del DNA del più noto predatore dei mari racconta il dietro le quinte di alcuni meccanismi protettivi, selezionati in centinaia di milioni di anni di evoluzione: ecco come lo squalo evita il cancro e guarisce dalle ferite.

Protagonista assoluto sul grande schermo, il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) è relativamente poco conosciuto, dal punto di vista scientifico: gli studi che lo riguardano sono stati a lungo rinviati per occuparsi di animali su rami più vicini dell'albero della vita.

Eppure questo predatore che ha una storia evolutiva di 400 milioni di anni, molto più lunga di quella della maggior parte dei vertebrati terrestri, ha diverse caratteristiche "da record": oltre alla stazza (può raggiungere i 7 metri di lunghezza e superare una tonnellata di peso), spiccano la longevità (fino a 75 anni), la rapida guarigione dalle ferite e le probabilità ridotte, rispetto all'uomo, di ammalarsi di cancro.

Ecco perché è di particolare interesse il lavoro di un gruppo di ricercatori guidati dalla Nova Southeastern University della Florida, che hanno completato il sequenziamento del DNA di questo animale, confrontandolo poi con quello di altri vertebrati, come l'uomo e lo squalo balena.

Sette vite e più. L'analisi del suo genoma formato da 4,6 miliardi di coppie di basi, ampio una volta e mezzo quello umano, ha confermato che milioni di anni di lotta in acque pericolose hanno selezionato sequenze di geni che codificano per agenti coagulanti a rapida azione e per le proteine che andranno a costruire i nuovi strati di carne dopo lacerazioni e ferite.

Non solo i geni dello squalo sembrano specializzati nel compiere il lavoro di rigenerazione dei tessuti; a questa attività è dedicata una parte quantitativamente rilevante del DNA dell'animale, molto ricco di sequenze ripetute (che rappresentano oltre la metà del suo codice genetico).

Fattore protettivo. Un altro capitolo importante riguarda l'incidenza di tumori. Date le grandi dimensioni e la longevità (fattori che facilitano l'accumulo di mutazioni genetiche) questi pesci dovrebbero essere matematicamente più suscettibili al cancro. Tuttavia, come balene ed elefanti, i grandi squali bianchi sembrano in un certo senso protetti dalla malattia, che non sviluppano con un'incidenza superiore rispetto all'uomo (molto più piccolo e quindi con un numero inferiore di cellule).

Non a caso, i ricercatori hanno trovato, nella mappa genetica, tracce della selezione positiva di geni che si occupano di mantenere la stabilità genomica, ossia di contrastare l'accumulo di danni genetici che provocano degenerazione cellulare e tumori.

Capire come questa specie così lontana da noi protegga l'integrità delle proprie cellule sarà di grande importanza anche per la nostra salute. Ma soprattutto, la conoscenza più approfondita del grande squalo bianco potrebbe incoraggiare i programmi di conservazione di questa specie, minacciata dalla pesca selvaggia.

26 febbraio 2019 Elisabetta Intini
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