Vissero nell'ambiente marino durante il Paleozoico, da 515 milioni di anni fa fino a 250 milioni di anni fa circa: il loro nome significa "a tre lobi", e rimanda alla tripartizione del loro corpo. Sono i trilobiti, artropodi marini che studiamo da centinaia di anni ma sui quali rimangono ancora molte domande.
Lo studio. Ora, grazie a uno studio pubblicato su Science che ha analizzato i resti di alcuni fossili sepolti dalla cenere vulcanica di un'eruzione avvenuta in Marocco 515 milioni di anni fa, siamo riusciti a ricostruirne l'anatomia in modo dettagliato e abbiamo finalmente una visione più completa di come erano fatti.
Calchi 3D. I fossili, scoperti sull'Alto Atlante nel 2015, restituiscono una fotografia incredibilmente dettagliata dei trilobiti incastonati nella roccia: «La cenere vulcanica, fine come talco, è riuscita a incanalarsi nelle parti anatomiche più piccole di questi animali», spiega John Paterson, uno degli autori.
Secondo i ricercatori i trilobiti sono stati sorpresi da un'eruzione che ha sommerso l'ambiente marino: il tratto digestivo di uno dei fossili è stato ritrovato pieno di sedimenti vulcanici, probabilmente ingeriti prima della morte. La cenere, indurendosi, ha creato calchi tridimensionali conservati perfettamente fino a oggi: alcuni degli artropodi sono stati ritrovati raggomitolati "a pallina", altri in posizione normale, uno addirittura ricoperto di bivalvi (piccoli molluschi che li usavano come "mezzo di trasporto").
Dettagli anatomici inediti. Grazie a radiografie e microCT (una forma miniaturizzata della TAC) gli scienziati hanno potuto creare delle immagini dettagliate in 3D dei trilobiti, riproducendo anche strutture minuscole e delicate come le antenne, i tratti digestivi e le setole che ne ricoprivano le zampe.
Il team ha potuto così scoprire caratteristiche anatomiche finora sconosciute, come le piccole appendici che aiutavano gli animali a portare il cibo alla bocca o il labrum, una specie di "labbro" che formava parte del cavo orale dove veniva elaborato il cibo e che oggi è una caratteristica comune a tutti gli artropodi.