Sclerophys gutturalis, il rospo gutturale, è una specie di anfibio originaria dell'Africa, dove è presente su quasi tutto il territorio e negli ultimi anni sta addirittura espandendo il suo areale. Lungo 10 centimetri, è capace di sopravvivere in ambienti molto diversi ed è quasi privo di predatori naturali: è, insomma, un animale estremamente adattabile.
Lo dimostra anche il fatto che, da circa un secolo, non abita più esclusivamente nel continente africano, ma è arrivato a colonizzare le isole di Mauritius e Réunion, nell'Oceano Indiano. E proprio queste popolazioni sono il soggetto di uno studio pubblicato su Biology Letters, che dimostra come il rospo gutturale si stia evolvendo molto rapidamente per adattarsi al nuovo ambiente.
In mezzo all'oceano. Le due isole sulle quali è stata condotta la ricerca si trovano al largo del Madagascar, a circa 2.000km dalla più vicina costa continentale: il rospo gutturale ci è arrivato, portato dagli esseri umani, prima nel 1922 (a Mauritius) e poi nel 1927 (a Réunion), partendo da Durban, in Sud Africa.
Il team guidato da James Baxter-Gilbert della Stellenbosch University, proprio in Sud Africa, ha quindi confrontato la popolazione locale con quella delle due isole, e ha scoperto sostanziali differenze fisiche e comportamentali. La più evidente di tutte riguarda le dimensioni: in meno di un secolo, le femmine di rospo gutturale di Mauritius si sono rimpicciolite di oltre il 30%, e quelle di Réunion del 26%; a Mauritius, inoltre, anche i maschi sono diventati più piccoli, un destino al quale quelli di Réunion sono sfuggiti. Una spiegazione possibile è quella della cosiddetta plasticità fenotipica (i rospi possiedono la capacità di alterare le proprie dimensioni in base all'ambiente, e sulle due isole l'hanno espressa), ma l'altra, ben più affascinante, è che il rimpicciolimento sia prodotto di selezione naturale.
Stagionali vs annuali. Un'altra differenza fondamentale tra le femmine di rospo gutturale del Sud Africa e quelle delle isole è che le seconde depongono uova durante tutto l'anno, mentre le prime sono stagionali. Avere 365 giorni all'anno a disposizione per la riproduzione significa potersi permettere di deporre meno uova per volta: le femmine "isolane" avrebbero quindi meno necessità di crescere di dimensioni per accumulare abbastanza energie da supportare una covata molto numerosa. Baxter-Gilbert spiega che il prossimo passo sarà capire se questa rapida "evoluzione" sia davvero spinta dalla selezione naturale o se sia causata da plasticità fenotipica (o entrambe le cose contemporaneamente).