Sapete quante volte nel corso della nostra storia noi umani abbiamo pensato "c'è un problema con questo animale, proviamo a risolverlo importando un altro animale che lo elimini!"? Di preciso non lo sappiamo neanche noi, ma a giudicare dall'onnipresenza di specie aliene invasive in ogni angolo del globo, dev'essere successo parecchie volte. Sapete quante di queste volte la soluzione biologica ha funzionato senza problemi né strascichi per l'intero ecosistema
Un robot ci salverà. Se la risposta non è "zero", poco ci manca. E quindi, invece di risolvere un problema, le popolazioni locali se ne ritrovano per le mani un altro, relativo a un animale (o una pianta) che magari arriva dall'altra parte del mondo, e per contrastare il quale bisogna inventarsi strategie sempre più complesse. In alcuni casi addirittura fantasiose: in uno studio pubblicato su iScience, un team internazionale di ricercatori suggerisce un modo di combattere un pesce particolarmente invasivo, la gambusia, grazie all'uso dei robot.
Il pesce antizanzare? La gambusia (Gambusia holbrooki) è un pesce di origine americana, che però, circa un secolo fa, ha cominciato a venire spedito in giro per tutto il pianeta. Il motivo? La sua dieta: la gambusia si nutre di larve di zanzara, e potrebbe essere quindi utilizzata per tenere sotto controllo le popolazioni dell'insetto. Questo almeno si credeva negli anni Venti del secolo scorso, quando la gambusia fu, per qualche tempo, spacciata per una sorta di soluzione miracolosa al problema delle zanzare (e quindi della malaria).
Il problema è che la gambusia è anche un pesce particolarmente vorace, che non si nutre solo di larve di zanzara ma anche di girini e altri pesci. Non interi: dà loro piccoli morsi alle pinne, danneggiandole e causando indirettamente la morte dell'animale. L'altro problema è che finora nessuno ha trovato un metodo per liberarsene senza danneggiare anche il resto dell'ecosistema.
Un Terminator contro l'invasore. Il team internazionale, che comprende anche due italiani, ha quindi tentato una strada mai presa prima. Ha preso il primo predatore della gambusia, il persico trota, e ne ha costruita la versione Terminator, cioè un robot con le sue fattezze e programmato anche per imitarne i movimenti, e per attivarsi quando una gambusia si avvicina troppo a una potenziale preda.
Il risultato? Le gambusie ne sono state così spaventate che non solo hanno rinunciato ad attaccare ma hanno anche, nel corso di qualche giorno, perso peso e visto le loro capacità riproduttive ridursi drasticamente.
In altre parole, i robot assassini non si limitano a terrorizzarle, ma hanno anche effetti tangibili sulla loro salute e, soprattutto, sul loro tasso riproduttivo. Secondo gli autori dello studio non si tratta di una soluzione definitiva al problema, perché la reazione delle gambusie ai robot è stata testata in condizioni controllate di laboratorio: bisogna ora capire se il metodo è applicabile anche nella realtà, e quanto è efficace in un ambiente naturale.