Tra tutte le specie di grandi mammiferi, il rinoceronte nero è una di quelle più a rischio di estinzione: in tutta l'Africa ne sopravvivono poco più di 5.000 esemplari, e tre sottospecie sono già dichiarate estinte. Le cause del suo declino sono ben note: la distruzione dell'habitat, prima di tutto, e poi il bracconaggio; per questo gli sforzi di conservazione della specie prevedono spesso la necessità di spostare uno o più individui da una parte all'altra del continente, per nasconderli ai cacciatori di frodo ma anche per aiutarli a mantenere alta la variabilità genetica all'interno di quello che resta della specie.
Vola, vola, vola... Un rinoceronte adulto, però, può arrivare a pesare più di una tonnellata, e trasportarlo non è facile, oltre a essere potenzialmente pericoloso per l'animale. Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Wildlife Diseases suggerisce che, quando bisogna muovere un rinoceronte contro la sua volontà, il modo migliore è... appenderlo a un elicottero a testa in giù.
È da più di dieci anni che chi si occupa di conservazione del rinoceronte nero sa che ogni tanto c'è bisogno di prendere uno o più esemplari, anestetizzarli con un cocktail di potentissimi narcotici, caricarli su una piattaforma attaccata a un elicottero, e trasportarli in una qualche area sperduta, lontana dalla civiltà e soprattutto irraggiungibile per i bracconieri. Finora, però, nessuno si era chiesto quale fosse il modo migliore di farlo, né aveva provato a studiare gli effetti del trasporto aereo sulla salute dei rinoceronti.
in viaggio a testa in giù. Robin Radcliffe della Cornell University ha quindi deciso di testare l'impatto di due differenti metodi di trasporto su 12 esemplari narcotizzati: le sostanze che si usano per addormentarli possono avere effetti collaterali anche pesanti, per esempio il crollo dell'ossigeno nel sangue, e Radcliffe e il suo team hanno provato a capire quale sia il metodo che minimizza i rischi. I rinoceronti sono quindi stati trasportati prima nel modo "tradizionale", quindi sdraiati su un fianco su una piattaforma appesa a un elicottero; poi sono stati appesi a testa in giù per le zampe, una posizione che Radcliffe prevedeva avrebbe peggiorato gli effetti negativi dei tranquillanti.
Invece i dati hanno dimostrato il contrario: quando è a testa in giù, un rinoceronte respira lievemente meglio di quando è sdraiato sul fianco. Le differenze sono minime, ma secondo Radcliffe sono comunque importanti: ogni miglioramento nelle condizioni di un rinoceronte durante il trasporto, per quanto impercettibile, può fare la differenza tra un esemplare sano e uno con problemi di salute.
Finora il test è stato fatto su voli brevi, ma spostare un rinoceronte per ragioni di conservazione può richiedere anche più di mezz'ora di viaggio: il prossimo passo per il team è quello di aumentare il tempo di sospensione, per scoprire se su un periodo più lungo gli effetti benefici persistono o meno.