Dopo un conflitto, i cani sono più rancorosi dei lupi, perché hanno disimparato l'arte della riconciliazione. Uno studio pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science indaga la capacità dei quadrupedi di appianare i contrasti, come base necessaria per poter cooperare. Quello che emerge è che i lupi si "infiammano" in fretta, ma altrettanto velocemente fanno pace; mentre i cani, in millenni di amicizia con l'uomo e di vita lontana dal branco, sembra abbiano dimenticato la difficile arte del lasciarsi gli screzi alle spalle.
Amichevoli sì, ma con l'uomo. I lupi vivono in branchi con regole ben precise in fatto di gerarchie, caccia, accoppiamento e - ora sappiamo - litigi. Anche i cani sono considerati animali da branco, ma nei fatti non vivono spesso circondati dai loro simili. Alcuni etologi dell'Università di Vienna hanno confrontato il comportamento post-litigio di quattro branchi di lupi selvatici tenuti in cattività per la durata dello studio, e di quattro branchi di cani di rifugi per quadrupedi.
Stammi alla larga. I lupi non si conoscevano e questa situazione di novità ha creato parecchi scontri - in media uno ogni ora nel periodo dello studio, che ha collezionato 927 ore di osservazione totale nell'arco di due anni. Ma i conflitti sono stati di breve durata, e 10 minuti dopo lo scontro si sono visti spesso i due contendenti giocare insieme. Nei gruppi di cani, al contrario, i litigi sono stati meno frequenti, ma più violenti e duraturi. Dopo lo screzio, le parti offese hanno preferito evitarsi, anziché ricucire.
Diverse priorità. Secondo i ricercatori, la rapida risoluzione dei conflitti è una abilità fondamentale per i lupi: la sopravvivenza del branco si basa sulla capacità di andare d'accordo e collaborare. I cani hanno perso queste doti di mediazione in millenni di domesticazione: per Fido è più utile sapersi adattare a un ambiente domestico, ottenere dall'uomo ciò che gli serve o imparare a capire il nostro punto di vista. La capacità di fare pace con i suoi simili è una di quelle caratteristiche che il migliore amico dell'uomo ha perso, o ha di fatto attenuato, nel corso dell'evoluzione.