Il tempo è relativo, e non è solo un modo di dire: un vasto studio condotto su 138 specie rivela infatti che non tutti gli animali lo percepiscono alla stessa velocità. C'è chi vede i fotogrammi di ciò che accade nell'ambiente circostante a rallentatore, e dunque ha una percezione temporale molto lenta, e chi invece vive in un continuo fast forward.
Questione di fotogrammi. Le specie con la vista più veloce (e dunque la percezione temporale più rallentata) sono libellule e mosconi, che vedono fino a 300 fotogrammi al secondo, percependo ogni dettaglio di ciò che accade: per capirci, noi umani vediamo solo 65 fotogrammi al secondo, i cani ne vedono 75. Tra i vertebrati, quello con l'occhio più veloce è la balia nera, un piccolo uccello bianco e nero che vede 146 fotogrammi al secondo. Scorre invece rapidissimo il tempo per la stella corona di spine, una stella marina che vede appena 0,7 fotogrammi al secondo e si perde un sacco di dettagli di ciò che accade attorno a lei.
«Avere una vista rapida aiuta l'animale a percepire ogni piccolo cambiamento che avviene nell'ambiente circostante», spiega Kevin Healey, uno degli autori della ricerca. «Una percezione dettagliata è utile se ti devi muovere velocemente o individuare la traiettoria di una preda in movimento».
Acqua e terra. Ciò che ha stupito gli studiosi è scoprire che i predatori terrestri hanno generalmente una percezione del tempo più rapida (e dunque una vista più lenta) rispetto a quelli acquatici: questa differenza sarebbe dovuta al fatto che, negli ambienti marini, i predatori possono aggiustare la propria posizione in modo continuo durante la caccia (e quindi per loro è utile vedere ogni fotogramma per poter "aggiustare il tiro"), mentre sul suolo una volta compiuto il salto verso la preda non è più possibile modificare la traiettoria, e dunque diventa inutile − ed energeticamente dispendioso − vedere dettagliatamente ogni fotogramma.
«Studiare in che modo ogni specie percepisce il tempo può aiutarci non solo a comprendere meglio le interazioni tra prede e predatori, ma anche a definire perché alcuni fattori come l'inquinamento luminoso influenzano alcune specie più di altre», sottolinea Healey.