Dipende dal tipo di occhi di cui parliamo. Gli occhi composti degli insetti e dei crostacei sono costituiti da più unità ottiche autonome (dette ommatidi) che si coordinano per dare luogo alla cosiddetta visione “a mosaico”. Il maggior numero di unità si trova nelle specie che cercano il cibo e il partner volando, e il record spetta alle libellule, che possono averne fino a 28 mila.
Ragni in testa alla classifica. Gli occhi semplici invece sono costituiti generalmente da un bulbo oculare, una lente e una zona sensibile alla luce (la nostra retina). Li troviamo nei vertebrati, in alcuni cefalopodi (piovra, nautilo...) e nei ragni. In questo vasto gruppo di animali, evolutivamente molto diversi tra loro, il campione è il ragno, che può avere da 6 a 8 occhi semplici.
Uno strano vertebrato. I vertebrati hanno in genere due occhi, con una sola eccezione: il tuatara, un rettile. Considerato un fossile vivente (appartiene all’antichissimo ordine dei Rincocefali o Sfenodonti, comparso sulla Terra 220 milioni di anni fa insieme ai dinosauri più antichi), il tuatara ha un terzo occhio posto al centro del cranio, detto occhio parietale. Il terzo occhio ha piccole lenti, una retina e una connessione nervosa degenerata: deve quindi essersi evoluto da un occhio vero e proprio. La sua funzione è tuttora sconosciuta: potrebbe essere legata all’assorbimento dei raggi ultravioletti per la sintesi della vitamina D, o alla percezione del ciclo luce/buio o, ancora, alla regolazione del calore corporeo.
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