Il batterio più grande è Thiomargarita namibiensis, ovvero “perla sulfurea della Namibia”. È visibile a occhio nudo: il suo diametro infatti può raggiungere 0,7 millimetri, dieci volte di più di Thiploca, il batterio più grande precedentemente conosciuto. Scoperto alla fine degli anni ’90 al largo delle coste della Namibia, è un organismo sferico unicellulare, che si lascia trasportare dalle correnti marine fino a 100 metri di profondità.
Cellula gioiello. Ha un colore verde-azzurro opalescente e forma grandi colonie che assomigliano a sottili collane di perle. Thiomargarita si nutre di acido solfidrico, ottenuto facendo reagire nitrati e zolfo. Al centro della cellula c’è un grande vacuolo, che occupa il 98% del volume. Qui vengono immagazzinati nitrati, che si trovano disciolti nell’acqua in superficie. Il batterio poi si sposta sul fondale, dove incontra ammassi di alghe in decomposizione che producono zolfo. Per la sua capacità di sottrarre i nitrati dall’acqua, si pensa di poterlo utilizzare per bonificare gli scarichi agricoli inquinati.