La Shark Week, la "settimana dello squalo" inventata da Discovery Channel nel 1988, è ormai prima di tutto un evento pop di portata mondiale. Ogni tanto, però, questa "fissa" collettiva per i selaci regala anche risultati interessanti dal punto di vista scientifico. Quest'anno, per esempio, il biologo e avventuriero Forrest Galante si trovava nelle foreste di kelp al largo del Sudafrica, dove stava girando un documentario sullo squalo pigiama, un piccolo squalo lungo circa un metro che abita solo lungo le coste del Paese africano. Durante le riprese, Galante ha incontrato due squali che, all'apparenza, stavano combattendo; una seconda occhiata, però, ha rivelato che quella che sembrava una lotta era in realtà una (piuttosto violenta) danza di accoppiamento.
Si stanno menando o…? Quello che avete visto in questo video è una novità assoluta: prima d'ora non avevamo mai assistito all'accoppiamento dello squalo pigiama, nonostante si tratti di una specie molto diffusa nelle acque del Sudafrica, e oltretutto perfettamente innocua almeno per noi umani. Guardando il video si capisce come mai Galante si sia inizialmente confuso: il rituale prevede che il maschio provi a mordere la femmina sulla schiena o sulle pinne. Se ci riesce, le rimane attaccato e usa due organi specializzati chiamati pterigopodi per "passarle" lo sperma; la femmina lo usa per fertilizzare le uova, che poi depone tra le fronde del kelp.
Non c'è solo lo squalo bianco. Lo squalo pigiama è una delle specie di squalo meno studiate: il documentario di Galante, intitolato Alien Sharks: Strange New Worlds, è dedicato proprio alle specie meno note, tra cui lo squalo manzo nasolargo (Notorynchus cepedianus), l'unico rappresentante del suo genere.
Lo squalo pigiama, va detto, era già diventato suo malgrado una celebrità tre anni fa, quando ci venne presentato come "il cattivo" nel documentario di Netflix Il mio amico in fondo al mare (erano gli squali che attaccavano il polpo protagonista). Ora grazie a Galante si sono meritati un altro momento di celebrità – anche se per farlo hanno dovuto rinunciare alla loro privacy.