La presenza del merluzzo diminuisce: solo colpa dello sfruttamento dell'industria alimentare? Recenti ricerche dicono di no...
Il merluzzo diminuisce nei mari del Nord, tanto da essere stato considerato negli anni a richio di estinzione Foto: © B.E. Picton |
Negli ultimi 20 anni le temperature del Nord Atlantico si sono innalzate e questo fenomeno ha modificato taglia, abbondanza e stagionalità del plancton, “spiazzando” la dieta delle larve di merluzzo. Tra il 1963 e il 1983 si verificò, al contrario, un ventennio particolarmente “ricco”: ad un'enorme abbondanza di plancton corrispose una presenza di merluzzi eccezionalmente alta.
Per saperne di più. Il merluzzo è un pesce diffuso nell'Atlantico settentrionale e nei mari freddi adiacenti all'Oceano glaciale artico; può misurare 1,60 metri di lunghezza e pesare 45 kg. Esistono numerose specie di merluzzo: alcune sono migratrici e altre più o meno stanziali. La pesca al merluzzo è molto diffusa e attualmente le navi abilitate a questo tipo di attività sono vere e proprie officine galleggianti, dove il pescato viene sottoposto alle lavorazioni necessarie per la conservazione della carne e delle uova, all'estrazione dell'olio del fegato e al riutilizzo dei rifiuti. Il merluzzo, come le aringhe, le sardine e il salmone, contiene grassi “salva-cuore”, ossia i cosiddetti omega-3 che riescono a ridurre del 31 per cento le morti per ischemia, del 21 per cento quelle causate da malattie cardiovascolari e del 45 per cento i casi di morte improvvisa.
(Notizia aggiornata al 16 dicembre 2003)