Arma per attaccare i propri simili, strumento per forare il ghiaccio, enorme spiedo per arpionare il cibo, antenna per captare i cambiamenti di temperatura e salinità dell’acqua. Queste sono le diverse teorie che negli anni gli scienziati hanno elaborato per spiegare a che cosa serve la zanna che posseggono i narvali (Monodon monoceros), i grossi cetacei che vivono nel Mare Artico.
Nessuna di queste tesi, però, è mai stata sufficiente per una spiegazione completa. Soprattutto perché il lungo dente modificato (può superare i 2,5 metri) è il tipico esempio di dimorfismo sessuale: ce l’hanno solo i maschi. Se servisse, per esempio, come termometro, lo dovrebbero avere anche le femmine.
Una nuova ipotesi che pare essere quella definitiva si è appena aggiunta alla lista: la zanna dei narvali maschio sarebbe un messaggio, rivolto alle femmine, che più o meno potrebbe suonare così: più sono lunga, più il mio padrone è virile. E nel vero senso della parola.
Misure intime. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Manitoba, Canada, ha infatti correlato la lunghezza di questo canino superiore ipertrofico con la massa dei testicoli. Il risultato? Più la zanna è imponente, più sono sviluppate le sue gonadi maschili. E testicoli più grandi sono un indicatore di maggiore fertilità.
Per arrivare a questa conclusione il team ha raccolto e studiato le misurazioni anatomiche fatte su 144 narvali cacciati (legalmente e in modo controllato) dagli Inuit per la loro sussistenza tra il 1997 e il 2008.
Insomma, secondo gli scienziati che hanno pubblicato la loro ricerca sulla rivista Marine Mammal Science, il dente a spirale dei narvali è un segnale per le femmine che così possono capire velocemente quale esemplare di maschio è più fertile e di conseguenza sceglierlo per l’accoppiamento.









Dente magico. La zanna dei narvali, a cui si deve probabilmente anche il mito dell’unicorno, è piena di fascino e non solo per le femmine di questa specie. Basti pensare che nel Medioevo gli europei pagavano a peso d’oro i commercianti Vichinghi per avere il prezioso dente, considerato un oggetto così magico da neutralizzare i veleni e curare la depressione. Nel corso dei secoli la caccia per il loro avorio e, negli ultimi decenni, i cambiamenti climatici e il degrado dell’habitat artico hanno portato questi mammiferi lunghi anche 5 metri a un lento declino demografico: secondo le stime più attendibili il numero degli esemplari di Monodon monoceros si aggira intorno alle 80.000 unità, tanto che la Lista Rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) li considera minacciati.