Animali

Pinguino reale: in un arcipelago dell'Oceano Indiano la più grande colonia esistente è al collasso

Negli ultimi 35 anni il numero di esemplari nell'Île aux Cochons, Oceano Indiano meridionale, è diminuito dell'88%. Le ragioni del declino della popolazione, che rappresentava un terzo di quella mondiale della specie, non sono ancora chiare.

L'ultima volta che i biologi marini hanno messo piede sull'Île aux Cochons, un fazzoletto di terra di 6 km di diametro nell'arcipelago delle Crozet, nell'Oceano Indiano meridionale, era abitata da 2 milioni di esemplari di pinguino reale (Aptenodytes patagonicus): la più grande colonia di uccelli di questa specie, nonché la seconda più grande colonia di pinguini al mondo (la prima è sulle Isole Sandwich meridionali).

Ma quei tempi di abbondanza sono finiti. Recenti immagini satellitari e da elicottero, descritte sulla rivista Antarctic Science, hanno portato a rivedere le stime della popolazione di pinguini a 200 mila esemplari. Le coppie in grado di riprodursi sono passate da 500 mila a 60 mila: la colonia ha perso l'88% dei suoi uccelli, un terzo della totalità di pinguini reali al mondo.

Spazio al verde. Lo studio guidato dal Centre d'Etudes Biologiques Chizé, CNRS (Francia) si basa su immagini satellitari acquisite a partire dal 2005, e da foto da elicottero scattate dal 1982. Per stimare le dimensioni della colonia, gli scienziati hanno calcolato l'estensione di superficie dell'isola occupata dalla vegetazione. Questi pinguini prediligono infatti aree prive di vegetazione e leggermente in pendenza, e hanno una densità abitativa di 1,6-2,2 pinguini per metro quadro. Dagli anni '80, la vegetazione ha occupato gran parte del terreno riproduttivo di questi uccelli, un fatto indicativo del collasso della popolazione.

Il terreno di riproduzione dei pinguini reali sull'isola nel 1982, nel 2005 e nel 2015. L'Île aux Cochons si trova circa a metà strada tra la punta dell'Africa e l'Antartide. © Henry Weimerskirch

Perché qui peggio che altrove? I motivi del declino non sono chiari. Il riscaldamento globale potrebbe aver aggravato gli effetti di alcuni eventi climatici piuttosto intensi, come è stato per El Niño nel 1997, riscaldando le acque in cui questi pinguini cacciano e limitando le loro risorse alimentari. Tuttavia altre colonie di isole vicine si sono riprese senza conseguenze così drammatiche.

La sovrappopolazione e l'alta competizione per il cibo potrebbero aver contribuito a un declino così feroce, amplificando la perdita di esemplari. Altre possibilità sono che la colonia sia stata colpita da una forma aviaria di colera - lo stesso che ha interessato le non lontane isole Marion e Nuova Amsterdam - o ancora, che sull'isola siano arrivati predatori delle uova come ratti, gatti o topi, o un'infestazione di parassiti. Il mistero rimarrà fitto fino al 2019: prima di allora non sono previste spedizioni scientifiche.

8 agosto 2018 Elisabetta Intini
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