Animali

Perché i bombi non riconoscono i fiori da impollinare?

I pesticidi più usati in agricoltura mettono a rischio la sopravvivenza degli insetti impollinatori. In particolare, i bombi vedono meno colori e subiscono danni alla memoria.

Essere un insetto impollinatore nel 2022 è un'impresa quasi impossibile. Api, bombi, vespe, farfalle: tutte in crisi a causa della distruzione dell'habitat, dell'inquinamento, dei cambiamenti climatici… e ovviamente dei primi indiziati, i pesticidi. In particolare quelli a base di glifosato (un'altra parola che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni), i più utilizzati in agricoltura e quindi quelli più studiati: diversi studi hanno dimostrato che fanno danni anche irreparabili alle colonie di impollinatori, e ora dall'università di Turku, in Finlandia, ne arriva uno (pubblicato su Science of the Total Environment) che rivela come certi pesticidi abbiano un impatto fortemente negativo sulla capacità dei bombi di distinguere i colori, e sulla loro memoria a breve termine.

Zucchero o chinina. Lo studio ha riguardato l'esposizione dei bombi a un erbicida chiamato Roundup, che contiene appunto glifosato, un composto chimico inventato da Monsanto e divenuto di libera produzione nel 2001, alla scadenza del brevetto. Da allora il glifosato è onnipresente nei pesticidi grazie alla sua efficacia; negli ultimi anni, però, abbiamo scoperto che ha effetti molto negativi sugli impollinatori. Nel caso dei bombi, come detto, il problema riguarda la visione del colore: il team finlandese ha creato un esperimento nel quale due gruppi di bombi sono stati addestrati a riconoscere i colori di 20 fiori artificiali, metà dei quali arricchiti con una soluzione zuccherina appetitosa per i bombi, l'altra metà invece con una soluzione a base di chinina, che questi insetti rifuggono. Metà del campione di bombi è stato esposto al Roundup, l'altra metà ne è invece rimasta immune.

"Di che colore era quel fiore?". I risultati dell'esperimento hanno mostrato una notevole differenza di apprendimenti nei due gruppi di bombi. Quelli "puliti" hanno imparato rapidamente a quali colori associare il buon sapore dello zucchero, e tre giorni dopo l'esperimento non se l'erano ancora dimenticati. Quelli esposti al glifosato, invece, hanno fatto fatica a imparare la differenza tra fiori buoni e cattivi, e due giorni dopo l'esperimento si erano già dimenticati tutto. Questo è ovviamente un problema, perché i bombi si affidano alla loro memoria e alla visione del colore per decidere dove andare a nutrirsi; e perdere queste capacità ha anche effetti negativi devastanti sulla loro vita sociale. Il fatto che basti una quantità minima di glifosato per provocare questi danni è particolarmente preoccupante – e l'ennesima prova che i pesticidi sono dannosi per gli impollinatori e, a cascata, per l'intero ecosistema.

21 ottobre 2022 Gabriele Ferrari
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