Alcuni zoologi hanno visto nelle strisce della zebra una forma di mimetismo che renderebbe la vita più difficile ai predatori, in quanto ogni volta che un branco di zebre fugge a ranghi serrati, gli assalitori finirebbero per non distinguere altro che una massa rigata dai contorni indefiniti. Un'altra idea ipotizza che l'alternanza di bianco e nero possa regolare l'assorbimento della luce del sole e quindi la temperatura del corpo, o che le strisce servano come "carte d'identità" individuali.
Mosche tse-tse. La teoria più innovativa è stata invece formulata dall'entomologo inglese Jeffry Waage, il quale sostiene che tali strisce costituirebbero una forma di difesa dalle mosche tse-tse. Questi insetti sono infatti muniti di occhi sfaccettati, meno adatti di quelli dei vertebrati a percepire forme e immagini in prospettiva: ai loro suoi occhi, le strisce del manto della zebra non rappresentano nulla. La teoria di Waage è confermata dal fatto che mentre gli altri ruminanti della savana hanno sviluppato una sorta d'immunità fisiologica, questa è invece assente nelle zebre. Queste ultime sono però la specie meno affetta dalla malattia del sonno trasmessa dalla mosca tse-tse.