Darwin aveva ragione. Non è una frase particolarmente sorprendente, ma ancora oggi, a 161 anni dalla pubblicazione di L'origine delle specie (pietra miliare nella storia della scienza e della biologia in particolare) capita di trovare riscontro a idee che il naturalista inglese aveva espresso a suo tempo e che, per un motivo o per l'altro, non erano state ancora confermate.
Colpa del vento? Volete un esempio recente? Riguarda il volo degli insetti: nel corso dei suoi viaggi Darwin aveva notato che, nelle isole dell'emisfero meridionale più vicine all'Antartide, molti insetti avevano perso le ali, e vivevano al suolo invece di volare. Secondo lui la colpa era, per farla breve, del vento, e ora un nuovo studio pubblicato di recente sui Proceedings of the Royal Society B gli dà ragione, smentendo tutti coloro che 150 anni fa gli dissero che aveva torto.
La questione degli insetti atteri (cioè privi di ali) presenti in grandi quantità nelle isole antartiche appassionava molto Darwin, che sull'argomento arrivò anche a scontrarsi con un collega esploratore, il botanico Joseph Dalton Hooker. L'ipotesi di Darwin era molto semplice: gli insetti di queste isole non hanno le ali perché altrimenti il vento li trascinerebbe in mare durante il volo; un'interpretazione che Hooker trovava troppo semplicistica, e alla quale ribatteva elencando esempi di insetti atteri presenti in zone non insulari.
Volare costa. Il gruppo di ricerca guidato da Rachel Leihy della Monash University di Victoria, Australia, ha quindi raccolto e analizzato tutte le ipotesi che sono state fatte riguardo alla perdita del volo negli insetti delle isole antartiche, e ha scoperto che l'unica che regge è proprio quella di Darwin.
In termini più moderni, l'ipotesi darwiniana si spiega così: vivere su un'isola ventosa rende l'atto di volare più pericoloso ed energeticamente costoso. Gli insetti che hanno più successo evolutivo sono quindi quelli che investono poche o nessuna energia nel volo (e quindi nelle ali e nei muscoli che le controllano) e possono concentrare i propri sforzi in altre direzioni, per esempio nella riproduzione.
Un'interpretazione lievemente diversa da quella di Darwin, che invece era convinto che la "colpa" del vento fosse quella di trascinare gli insetti in mezzo al mare uccidendoli, ma alla cui base si trova la stessa idea, cioè che le condizioni atmosferiche estreme di certi ambienti insulari esercitino una forte pressione selettiva sul volo, che diventa un costo non più sostenibile e viene dunque abbandonato dall'evoluzione.