All'inizio dell'anno alcuni ricercatori della Duke University (North Carolina) si sono recati nel Gabon, Africa centrale, per studiare una popolazione di elefanti in diminuzione. Hanno portato con sé tre droni per contare gli animali, seguire le mandrie e fotografarne la migrazione, ma le cose non sono andate come previsto.
Un rumore familiare. Gli animali si sono accorti subito della presenza dei droni, che volavano tra i 7 e i 27 metri di altezza sopra di loro, e hanno iniziato ad agitarsi. Alcuni animali hanno rotto la formazione e sono corsi via, una femmina con un cucciolo ha addirittura spruzzato del fango in direzione delle macchine, in un'azione da vera contraerea. I ricercatori ritengono che ad averli spaventati tanto può essere stato il ronzio dei droni, che ricorda quello dell'unico vero terrore degli elefanti africani: le api.
Il nemico più odioso. La mole dei pachidermi li protegge persino da predatori come i leoni, ma non può nulla contro le api africane, insetti particolarmente aggressivi che li pungono all'interno della proboscide, negli occhi, dietro alle orecchie. Ora i ricercatori stanno studiando le frequenze di questi ronzii per vedere quanto in effetti somiglino a quelli delle api. Il prossimo passo sarà affiancare ai bestioni nuovi droni che emettano rumori più soft e a diversa frequenza, per poterli studiare (e proteggere) senza spaventarli.