Una cifra ridotta, solo un millesimo del Pil di tutti i Paesi del mondo, potrebbe bastare per salvare il patrimonio naturale
Un angolo della foresta tropicale di Henderson Island, un'isola del gruppo delle Pitcairn, nell'oceano Pacifico. |
Culle svuotate. Gli ecosistemi nei quali vive un ampia gamma di organismi sono più robusti e riescono a sopportare meglio le perturbazioni climatiche e i danni provocati dall'uomo. Purtroppo stanno diventando una rarità.
Il ritmo attuale di distruzione della biodiversità, ha dichiarato Wilson, è di oltre cento volte superiore a quello del periodo precedente all'avvento dell'uomo sulla Terra. In più si stanno riducendo sempre di più le zone “culla”, nelle quali c'è un continuo ricambio e nascita di specie. Un esempio sono le foreste tropicali, che nonostante rappresentino circa il 6 per cento della superficie del pianeta ospitano oltre l'80 per cento di tutte le specie viventi. L'investimento proposto andrà ripartito in modo da difendere il patrimonio naturale da una serie di guasti che Wilson riassume con l'acronimo hippo, ovvero habitat, invasive (specie esotiche che invadono un nuovo ambiente), pollution (inquinamento), population (popolazione) overuse (sovrasfruttamento delle risorse). L'intervento aiuterà, oltre alla natura, anche l'uomo: 500 milioni di persone vivono in aree limitrofe alle foreste tropicali, e dipendono da esse per la loro soravvivenza. Il resto dell'umanità invece, nelle aree di biodiversità trova nuove soluzioni in campo medico e agronomico.
(Notizia aggiornata al 21 ottobre 2002)