I falchi pellegrini dirigono i loro attacchi verso le prede con le stesse strategie di controllo dei missili guidati: prendendo esempio da questi pennuti, si potrebbero mettere a punto droni capaci di abbattere altre macchine volanti senza pilota, usate per consegnare droghe o cellulari nelle carceri o per contrabbandare negli aeroporti.
La ricerca finanziata dal US Air Force Research Laboratory e pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, contraddice la precedente ipotesi secondo cui i falchi seguono, per piombare sull'obiettivo, semplici traiettorie geometriche. In realtà hanno una tecnica più mirata e infallibile, che è stata rivelata da piccole telecamere e ricevitori GPS sistemati sul dorso degli animali.
Alle calcagna. I ricercatori del Dipartimento di Zoologia dell'Università di Oxford hanno osservato il volo dei falchi dopo aver lanciato in aria esche a base di cibo - o averle fatte rilasciare da un drone. Nella fase finale dell'attacco, i falchi hanno utilizzato una tecnica chiamata, in gergo militare, navigazione proporzionale. Anziché seguire una traiettoria diritta, univoca e precisa, hanno continuamente aggiustato la loro posizione in aria in base a quella della preda.
Punto di forza. Questa tattica non richiede informazioni sulla distanza o la velocità di volo del target, perché si basa solamente sulle informazioni relative alla rotazione del campo visivo del falco mentre segue la preda. Si tratta dello stesso metodo usato dai missili guidati, anche se a velocità ridotta.
Insegnami. Droni capaci di imitare questa tecnica di attacco potrebbero sorvegliare gli spazi aerei protetti di aeroporti, aree militari o carceri, scongiurando l'ingresso di velivoli non autorizzati. Attualmente, per intercettare e abbattere droni si stanno addestrando direttamente gli uccelli, ma se potessimo sgravarli da questo compito - imparando da loro - faremmo un passo in avanti.