I Cestodi sono una classe di vermi piatti (o Platelminti, se preferite il nome scientifico) che comprende circa 6.000 specie di parassiti, tra i quali anche una vecchia conoscenza di noi umani come la tenia. All'interno di questa classe si trova un parassita molto particolare: si chiama Anomotaenia brevis, le sue vittime preferite sono le formiche della specie Temnothorax nylanderi e, a differenza di quello che ci si aspetta dai parassiti, la sua presenza nel corpo dell'ospite non ne accelera la dipartita.
Al contrario: le formiche che "ospitano" questo minuscolo verme vivono fino a tre volte tanto rispetto alle loro "colleghe sane". L'ha scoperto un gruppo di ricercatori tedeschi, che descrisse il fenomeno già due anni fa e che ora ha pubblicato un nuovo studio, ancora in attesa di peer review, nel quale spiega il meccanismo dietro a questo apparente miracolo biologico.
La complicata vita della tenia. Anomotaenia brevis ha un ciclo vitale complesso, che prevede il trasferimento da un ospite all'altro a un certo punto dello sviluppo. Le formiche di solito lo "prendono" quando sono ancora allo stadio larvale: il parassita si nasconde nella cacca dei picchi, che per gli insetti è una prelibatezza.
Quando una larva ne ingerisce uno, questo prende residenza nel suo stomaco, e lì rimane fino al momento in cui deve riprodursi: a questo punto abbandona la formica e cerca una nuova casa nelle viscere di un picchio – dopo la riproduzione, il ciclo ricomincia con nuovi parassiti, nuove feci e nuove formiche. Il fatto che Temnothorax nylanderi sia solo una tappa in un percorso più ampio significa che Anomotaenia brevis ha tutto l'interesse nel mantenere le formiche in salute il più a lungo possibile, al contrario di quello che accade di solito con i parassiti.
Malata e quindi più sana? Per assicurarsi che la loro casa temporanea non abbia problemi, quindi, questi parassiti "prendono possesso" del metabolismo delle formiche, pompando nell'emolinfa (l'equivalente del nostro sangue) grandi quantità di proteine, in particolare antiossidanti. Questo a sua volta spinge la formica a produrre altre proteine, che regolano la divisione dei compiti all'interno della società delle formiche.
In termini più semplici, la presenza del parassita cambia il profilo chimico dell'ospite, e questo influenza anche la sua posizione nel formicaio: le altre operaie lo trattano come se fosse una regina, nutrendolo e anche trasportandolo in giro per risparmiargli la fatica. Lo fanno anche a scapito della vera regina, e della propria stessa salute: le formiche infette vivono infatti fino a tre volte tanto le loro compagne sane, le quali a loro volta vedono la propria aspettativa di vita ridotta se sono costrette a prendersi cura di una compagna malata.