Un giovanissimo turista italiano, in vacanza con i genitori, è stato punto da una razza ed è rimasto paralizzato dalla vita in giù in seguito alla lesione; la notizia è di qualche giorno fa, ma Pietro, questo il nome del 12enne, è rientrato in Italia solo ieri, per cominciare la terapia di recupero all'Ospedale Maggiore di Bologna.
Che cosa è successo. L'incidente è avvenuto in Costa Rica, al largo della spiaggia di Playa Mina, nel nord-ovest del Paese; in quei mari nuotano diverse specie di razze, in particolare quelle appartenenti al sottordine dei Myliobatoidei, che noi conosciamo come pastinache o trigoni. Tutte le specie appartenenti a questo sottordine sono dotate di un pungiglione velenoso: raramente lo usano per aggredire, ma capita spesso che un bagnante ne calpesti uno per sbaglio mentre cammina sul bagnasciuga (solo negli Stati Uniti ci sono circa 2.000 casi all'anno). I risultati sono sempre dolorosi, ma quello che è successo al nostro connazionale è un vero colpo di sfortuna.


Non ha ghiandole velenifere. Diversamente dalla maggior parte degli animali velenosi, i trigoni non custodiscono la loro "arma" in ghiandole apposite. Il loro pungiglione, che si trova a metà della coda, è invece ricoperto di spine fatte di vasodentina, un materiale cartilagineo molto resistente e in grado di tagliare senza fatica la pelle umana: le spine sono ricoperte di cellule che secernono il veleno e lo riversano direttamente nella ferita. Il risultato è che è difficile studiare la composizione delle sostanze tossiche prodotte dai trigoni, che quando vengono immesse nella ferita si mischiano ad altro materiale cellulare: fino a qualche anno fa non avevamo neanche idea di che cosa contenesse il veleno, e dunque di come trattarlo efficacemente.
Gli effetti della puntura. Oggi sappiamo che le tossine principali utilizzate dalle pastinache si chiamano galectina e cistatina: la prima causa necrosi dei tessuti, la seconda contrasta l'azione degli enzimi difensivi prodotti dall'organismo; i risultati sono un aumento dell'afflusso di sangue nella zona della puntura (che a sua volta causa gonfiore e crampi) e un dolore intenso, oltre all'aumento del rischio di infezioni nella zona colpita. Inoltre, i frammenti del pungiglione posso rimanere incastrati nella ferita, e devono essere rimossi chirurgicamente. Gli effetti della puntura di un trigone variano a seconda della zona colpita e della sensibilità della vitima, ma raramente sono letali o causano danni permanenti: un po' come si fa quando si viene sfiorati da una medusa, il primo intervento prevede sempre l'immersione della parte colpita in acqua calda, per rallentare la diffusione del veleno, e una terapia a base di antibiotici per evitare le infezioni.
Il caso di Pietro. Se dunque una puntura di trigone è un'esperienza dolorosa ma non fatale, perché Pietro è rimasto addirittura paralizzato? Le prime notizie arrivate dal Costa Rica, e le prime dichiarazioni dei medici che hanno in cura il ragazzo, sembrano contenere la risposta: la pastinaca che ha colpito Pietro (e che per giunta non sappiamo di preciso a quale specie appartenesse) l'ha punto sul collo mentre nuotava, causandogli "una grave lesione spinale, un danno paragonabile a quello che di solito viene provocato da una caduta dall'alto, da armi da fuoco o armi bianche".
In altre parole, sembra che non sia stato il veleno a paralizzare Pietro, ma l'impatto con la coda dell'animale, che, sempre secondo il medico, "ha agito come una lancia" e l'ha colpito in una zona vitale per il controllo motorio. Ora per il ragazzo inizia un periodo di riabilitazione e di valutazione dei danni neurologici causati da un incidente definito "più unico che raro" da chi lo ha in cura, che non esclude "buone possibilità di recupero".