Quante volte avete pensato che al vostro cane mancasse solo la parola? Ora potrebbe non essere più così – o meglio, grazie all'intelligenza artificiale potremmo essere in grado di interpretare i vocalizzi dei nostri amici a quattro zampe.
Un gruppo di ricercatori dell'Università del Michigan sta infatti sviluppando degli strumenti in grado di distinguere tra un abbaiare felice e uno aggressivo, e di acquisire informazioni come l'età, la razza e il sesso dell'animale. I risultati dello studio sono stati presentati lo scorso maggio a Torino alla Joint International Conference on Computational Linguistics, Language Resources and Evaluation.
Raccolta dati complessa. Uno degli ostacoli principali allo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale in grado di analizzare i vocalizzi animali è la mancanza di dati pubblici: se infatti è pieno di registrazioni di conversazioni umane, raccogliere dati di questo tipo degli animali è molto più difficile. «Bisogna registrarli passivamente in natura o, nel caso di animali domestici, chiedere il permesso ai padroni», spiega Artem Abzaliev, coordinatore dello studio.
SI USANO modellI GiÀ esistenti. Per ovviare al problema, i ricercatori hanno riutilizzato un modello di IA esistente inizialmente sviluppato per analizzare il linguaggio umano. In questo modo hanno potuto basarsi su tecnologie già ampiamente testate – alla base di diversi strumenti che usiamo tutti i giorni, come la trascrizione da parlato a testo o la traduzione – allenate a riconoscere le diverse sfumature del linguaggio umano come il tono o l'accento e a convertire queste informazioni in un formato che il computer è in grado di utilizzare per poi identificare le parole, riconoscere il linguaggio, ecc.
Ottimi risultati. Gli autori hanno utilizzato 74 registrazioni di vocalizzi di cani di diversa razza, età e sesso in vari contesti. Sulla base di questi dati, il modello di IA è stato in grado non solo di classificare se un vocalizzo era gioioso o aggressivo, ma anche di definire l'età, la razza e il sesso del cane; ha inoltre superato i risultati di altri modelli allenati specificamente solo sull'abbaiare canino, restituendo risultati precisi fino al 70%. «I risultati dimostrano che i suoni derivati dal linguaggio umano possono servire per analizzare e capire gli schemi acustici di altri suoni, come i vocalizzi animali», spiega Rada Mihalcea, una degli autori.
Capirsi meglio. Oltre a facilitare il lavoro di biologi ed etologi, comprendere il linguaggio degli animali potrebbe migliorarne il benessere: imparare a capire le sfumature dei vocalizzi dei cani, sottolineano gli autori, potrebbe aiutare gli umani a capire le loro necessità fisiche ed emozionali, imparando a prendersene cura al meglio ed evitando situazioni potenzialmente pericolose.