

Le Olimpiadi del mondo animale

Se Usain Bolt, il "fulmine" giamaicano che nell'agosto 2009 ha toccato i 44,72 chilometri orari (la velocità massima mai raggiunta da un essere umano) sfidasse la scheggia del mondo animale, rimarrebbe indietro col fiatone. Il ghepardo (Acinonyx jubatus), infatti, è una macchina da corsa che può sfiorare i 114 chilometri orari, coprendo anche 7-8 metri con ogni singola falcata, per quattro falcate al secondo.
Il fisico l'aiuta: ampie narici e grandi polmoni gli permettono di prendere fiato velocemente, la coda agisce come bilanciere, favorendo l'equilibrio durante la corsa, mentre gli artigli semiretrattili agevolano la presa sul terreno. Simili prestazioni sono garantite, però, solamente per 275 metri, dopodiché anche il velocista maculato ha bisogno di una pausa.
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Foto: © © Winfried Wisniewski/Corbis; Video courtesy: NatGeo Wild

Quando devi difenderti da lupi, linci e coyote, correre più velocemente può salvarti la pelle. Ecco perché l'antilocapra (Antilocapra americana), una parente stretta della pecora - a dispetto del nome - diffusa nel Nord America, riesce a raggiungere in corsa anche i 98 chilometri all'ora. A differenza del ghepardo, questo ungulato ha anche una discreta capacità di resistenza e riesce a mantenere velocità sostenute (59-65 chilometri all'ora) quando si aggira per le vaste praterie del suo habitat naturale in cerca di cibo. Il menù strettamente vegetariano prevede erba, arbusti, foglie e germogli.
Foto: © © Roberta Olenick/All Canada Photos/Corbis

Il re della foresta (Panthera leo) deve accontentarsi del terzo posto, con una velocità di corsa che si attesta tra i 50 e i 60 chilometri orari. In quanto a scatti repentini, tuttavia, le leonesse possono fare di meglio. Durante l'attacco a una preda, infatti, arrivano anche a punte di 81 chilometri all'ora, una velocità che riescono a mantenere solo per pochi secondi: ecco perché preferiscono avvicinarsi alla vittima furtivamente prima di attaccarla.
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Foto: © © Christophe Lehenaff/Photononstop/Corbis

Con quel nome, il pesce vela (gen. Istiophorus) non poteva che essere un siluro. Diffuso sia nell'Atlantico, sia nell'Indopacifico, è stato osservato guizzare fuori dall'acqua a una velocità di 110 chilometri orari. Le migliori prestazioni le ottiene quando caccia, vicino alla superficie oceanica, banchi di sardine e acciughe, che spesso finisce con la pinna dorsale, affusolata come una lancia.
Al secondo e al terzo posto si classificano il tonno pinna blu (Thunnus thynnus, fino a 104 chilometri orari) e lo squalo mako (Isurus oxyrinchus, fino a 88 chilometri all'ora).
La velocità massima mai raggiunta dall'uomo a nuoto è di 8,6 chilometri orari.
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Foto: © © Rick Gaffney/Design Pics/Corbis; Video courtesy BBC via YouTube

Poiché neanche gli atleti più spavaldi hanno il dono del volo, l'attacco in picchiata del falco pellegrino (Falco peregrinus) può essere comparato a un tuffo d'alta quota.
Una volta individuata la preda, questo pennuto diffuso in tutti i continenti tranne che in Antartide compie una discesa precipitosa che può superare i 200 chilometri all'ora di velocità, anche se alcuni etologi riportano velocità di picchiata superiori ai 300 chilometri orari. Il malcapitato - in genere un piccolo uccello ma anche pipistrelli, roditori, lucertole - viene poi afferrato dagli artigli del rapace e finito a colpi di becco.
Un video mostra come vengono misurate le eccezionali picchiate del falco pellegrino:
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Foto: © © Jim Zuckerman/Corbis; Video courtesy National Geographic via YouTube

Se il record umano di apnea in assetto costante senza pinne è di 101 metri di profondità, quello del capodoglio (Physeter catodon) non è ben definito. Alcuni di questi cetacei sono stati osservati a meno 2 mila metri di profondità, ma si dice che in alcuni casi possano spingersi fino a meno 3 chilometri nei fondali marini.
Le immersioni possono durare anche più di un'ora e quando tornano in superficie, questi animali respirano fino a 70 volte prima di scendere di nuovo, producendo uno spruzzo di acqua e muco. In una concavità esterna del cranio del capodoglio è presente un liquido grasso e ceroso, chiamato spermaceti, che serve probabilmente a favorire le immersioni in profondità del cetaceo, avendo una funzione idrostatica. Si chiama così perché durante una delle prime osservazioni venne confuso con sperma coagulato di balena.
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Foto: © © Denis Scott/Corbis

Gli elefanti marini (gen. Mirounga) sono campioni di immersioni e possono rimanere anche 70 minuti a oltre 1500 metri di profondità. Il sangue ricco di emoglobina permette a questi mammiferi di immagazzinare ossigeno a sufficienza per immersioni così lunghe. La sequenza di tuffi può durare anche 24 ore, durante le quali i pinnipedi si dimenticano persino di dormire. Si pensa pertanto che le immersioni siano una forma di riposo per gli elefanti marini, dato che in questi momenti il metabolismo è molto lento.
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Foto: © © Peter Barritt/SuperStock/Corbis

La rana del Nilo (Rana mascareniensis) è qui in rappresentanza di una illustre famiglia di saltatrici.
A detenere il record per il salto più lungo è infatti, una sua parente, la rana sudafricana dal naso aguzzo (Ptychadena oxyrhynchus), che con un singolo salto può coprire una distanza di 5,35 metri, quasi 100 volte la lunghezza del corpo di un maschio della specie. Per intenderci, è come se un uomo riuscisse a compiere un balzo di 170 metri, 6 volte la lunghezza di un campo di pallacanestro. Ad oggi, il record umano di salto in lungo è di 8,95 metri (dello statunitense Mike Powell, 1991).
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Foto: © © Stephen Dalton/Nature Picture Library

Se saltassimo come una cavalletta, e cioè coprendo con un solo balzo 20 volte la lunghezza del nostro corpo, percorreremmo con un singolo salto una distanza di 34 metri. Nonostante le incredibili capacità di slancio, le cavallette impallidiscono davanti alle prestazioni dei ragni saltatori (fam. Salticidae), che con un unico balzo percorrono distanze pari a 50 volte la lunghezza del proprio corpo, atterrando sulla preda. Agli aracnidi, quindi, spetta la medaglia d'argento.
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Foto: © © Fritz Rauschenbach/Corbis

La pulce del gatto (Ctenocephalides felis) può raggiungere, saltando, altezze "record" di 33 centimetri: a noi potrebbe sembrare poco, ma è circa 165 volte la lunghezza (2 millimetri circa) di questo piccolo ematofago. Ci riesce grazie alla resilina, una proteina elastica presente nei suoi arti, studiata dagli scienziati per creare le gomme naturali più resistenti mai inventate. Al secondo posto sul podio troviamo la famiglia degli insetti cercopidi, volgarmente noti come "sputacchini" per l'abitudine delle larve di secernere una schiuma simile a saliva, e al terzo il saltarupi (Oreotragus oreotragus) una piccola antilope africana che può compiere balzi pari a 10 volte la propria altezza (50 centimetri circa).
Il record umano di salto in alto è di 2,45 metri (del cubano Javier Sotomayor Sanabria, 1993).
Foto: © © Stephen Dalton/ Nature Picture Library

Sedici ore filate di volo in cerca di cibo, fino a 900 chilometri in aria ogni giorno. Tanto fatica il rondone comune (Apus apus), instancabile maratoneta che nella propria vita percorre 4,5 milioni di chilometri, 6 volte il viaggio dalla Terra alla Luna. Abituato a dormire e accoppiarsi in volo, si nutre quasi esclusivamente di insetti aerei.
In quanto a resistenza in movimento, i pennuti non hanno rivali. L'argento va infatti alla sterna artica (Sterna paradisaea), che migra ogni anno da un polo all'altro, e il bronzo alla pittima minore (Limosa lapponica): un esemplare di questa specie ha percorso senza sosta - e soprattutto senza cibo - 11680 chilometri, dall'Alaska alla Nuova Zelanda.
Foto: © © Markus Varesvuo/ Nature Picture Library

Femmine e cibo sono i motivi che spingono i maschi di orso polare (Ursus maritimus) a fronteggiarsi come due veri wrestler. E con una stazza compresa tra i 300 e gli 800 chili, danno del filo da torcere all'avversario. Tra questi mammiferi è molto diffusa anche la lotta giocosa, un modo per conoscere le proprie potenzialità e comunicare in uso tra cuccioli e tra due possibili partner prima dell'accoppiamento.
Il wrestling giocoso di due orsi polari:
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Gli orsi polari giocano con i cani: video
Foto: © © Alaska Stock/Corbis; Video courtesy: BBC via YouTube

Per la boxe, nella categoria pesi piuma, il primato spetta senza dubbio alla canocchia pavone (Odontodactylus scyllarus), l'incontro peggiore che si possa fare sott'acqua (per lo meno se sei un piccolo crostaceo). Al posto dei guantoni ha due arti raptatori che sferrano colpi di forza pari a 500 Newton alla velocità di 23 metri al secondo: quanto basta per rompere il vetro di un acquario e il guscio della propria preda (guarda il video).
Al secondo posto, per la categoria pesi medi, troviamo la lepre europea (Lepus europaeus; in questo caso i pugni volano anche dalle zampe delle femmine, se importunate in un momento in cui non sono disposte ad accoppiarsi). Al terzo il canguro rosso (Macropus rufus) che oltre alle zampate non risparmia i colpi con gli arti inferiori.
Foto: © © Steve Jones/Stocktrek Images/Corbis

Se anche nel mondo animale esistessero le gare di scherma, i maschi di stambecco delle Alpi (Capra ibex) si piazzerebbero direttamente al primo posto. I combattimenti tra rivali in amore sono spettacolari: le corna arcuate di questi animali possono sopportare pressioni fino a due tonnellate.
La protuberanza animale che più somiglia a un fioretto è forse il corno dei narvali (Monodon monoceros), ma non ci sono prove finora che questo sia utilizzato come arma per competere con gli altri maschi. Servirebbe piuttosto da carattere sessuale secondario, un accessorio naturale che permette al sesso forte di non passare inosservato.
Le corna più aguzze e curiose del mondo animale: guarda
Foto: © © Reinhard Hölzl/imagebroker/Corbis

Lo scarabeo stercorario può far rotolare una palla di sterco del peso 10 volte superiore al proprio. Ma i maschi della specie Onthophagus taurus, in particolare, possono spingere pesi pari a 1141 volte la propria stazza! Come se un uomo riuscisse a spingere 6 autobus a due piani carichi di passeggeri. Sui gradini successivi del podio troviamo lo scarabeo rinoceronte (solleva 850 volte il suo peso) e la formica tagliafoglie (che può issare pesi 50 volte superiori al proprio: la foto di questo e altri insetti in una gallery da non perdere).
Zydrunas Savickas, due volte vincitore del concorso World's Strongest Man, nel 2009 ha trainato un aereo di 70 tonnellate per 30 metri, in 75 secondi. Una grande impresa, ma che l'ha visto alle prese con peso pari a "solo" 411 volte la sua (ragguardevole) stazza di 170 chili.
Record da pazzi! I primati più inverosimili tra sport e follia
Foto: © © Anne Marie Cordier Loubsens/Sylvain Cordier/Naturbild/Corbis

Le orche (Orcinus orca) tra i più spietati killer di mare, sono state osservate nuotare in sincronia per creare onde abbastanza alte da sommergere la propria preda (in genere una foca). Scivolando contemporaneamente sotto al pezzo di ghiaccio su cui la malcapitata si rifugia, generano onde talmente alte da farla cadere in acqua, dove non ha più scampo.
L'argento per il nuoto sincronizzato in singolo va alla megattera (Megaptera novaeangliae), che per intrappolare le prede - come piccoli banchi di aringhe - compie una serie di giravolte soffiando e formando un reticolo di piccole bolle, in cui i pesci rimangono invischiati. Il bronzo spetta di diritto a tutti i pesci che nuotano in banchi, sincronizzando distanze, velocità e direzione come a formare un singolo organismo. I banchi più comuni sono quelli di sardine, acciughe e aringhe, ma si calcola siano circa 10 mila i pesci che formano banchi in vari stadi della propria vita.
Il sonar killer delle balene: guarda
Foto: © © Alaska Stock/Corbis

Al posto delle frecce usa un violento getto d'acqua emesso dalla bocca, ma l'effetto non cambia. Il pesce arciere (fam. Toxotidae) colpisce le sue prede, i piccoli insetti che sostano imprudentemente sulle piante vicino all'acqua, facendole cadere nell'acqua di lagune e zone ricoperte di mangrovie, dove può facilmente mangiarle.
Guardalo in azione in questo video:
Foto: © © Stephen Dalton/ Nature Picture Library; Video credit: BBC via sonefe67, YouTube

Come tutte le Olimpiadi che si rispettino anche quelle animali sono ben sintetizzate da un medagliere, diviso per continenti di provenienza dei vari "atleti" (qualora un animale fosse originario di più continenti o si spostasse da una zona all'altra del Pianeta durante le rotte migratorie, sarà conteggiato in tutti i paesi di provenienza).
Ai cinque continenti rappresentati dai cerchi olimpici (Africa, Asia, Europa, America, Oceania) abbiamo aggiunto l'Antartide.
Guarda anche il plurimedagliato campione olimpico del regno animale: foto
AMERICA - Oro: 6; Argento: 8; Bronzo: 6; Totale: 20
ASIA - Oro: 11; Argento: 5; Bronzo: 3; Totale: 19
EUROPA - Oro: 6; Argento: 8; Bronzo: 4; Totale: 18
OCEANIA - Oro: 5; Argento: 3; Bronzo: 4; Totale: 12
ANTARTIDE - Oro: 0; Argento: 2; Bronzo: 2; Totale: 4