Se c'è una cosa che abbiamo imparato in questi ultimi anni a proposito delle microplastiche, minuscoli frammenti che derivano dalla frammentazione di prodotti più grossi e che costituiscono una delle più nuove e invasive forme di inquinamento ambientale, è che sono ovunque.
Non è polline... Le troviamo nel cibo, in mari e oceani, persino nelle nostre feci, e ora, stando a quanto si legge in uno studio pubblicato su Science of the Total Environment, anche su un insetto che ha già parecchi altri problemi, e che se potesse si eviterebbe volentieri di doversi preoccupare anche di questo. Parliamo delle api: sia quelle domestiche sia quelle selvatiche sono sempre più spesso coperte non di polline, ma di microplastiche.
La caccia alla microplastica è, tristemente, una delle attività di ricerca più diffuse degli ultimi anni. Frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 1 mm (lo standard in base al quale si possono definire "micro") sono stati ritrovati più o meno ovunque sul pianeta Terra, dai ghiacci dell'Antartide alle Galapagos. Il gruppo di ricerca guidato da Carlos Edo dell'università di Madrid ha voluto quindi mettere alla prova un'ipotesi relativa alle api, il cui corpo è coperto di peli che durante il volo si caricano elettrostaticamente: è in questo modo che trattengono il polline che raccolgono quando si nutrono, e lo diffondono nell'ambiente.
Sulle operaie. Questa stessa caratteristica dovrebbe, in teoria, trattenere anche altre particelle: per esempio le microplastiche, appunto. Per verificarlo, il team ha analizzato le api operaie (quelle che più si allontanano dall'alveare per esplorare) di 19 alveari in Danimarca - 9 nel centro di Copenaghen, gli altri 10 in periferia e nelle campagne circostanti - e ha trovato tracce di microplastiche ovunque.
Leggendo i risultati dell'analisi si scopre che una particella su sei tra quelle presenti sul corpo di un'ape è una qualche forma di microplastica: un frammento (derivato dalla disgregazione di un oggetto più grande) o una fibra (creata dall'uomo per avere quella forma). Il 52% di tutto il materiale rinvenuto, in particolare, è un frammento, mentre tra le fibre domina il poliestere. Non solo: è vero che, prevedibilmente, le api di città portano addosso più microplastiche rispetto a quelle di campagna, ma la differenza in termini quantitativi è minima, il che secondo gli autori è un segno dell'importanza del vento nella dispersione di questi inquinanti.
Che effetti avrà? In realtà, se è vero che lo studio ha identificato una grande varietà di microplastiche, è anche vero che non è stato possibile indicarne precisamente l'origine, né quale possa essere il loro effetto sulla salute degli insetti e su ciò che producono.
Secondo gli autori, però, in attesa di saperne di più, lo studio delle microplastiche sul corpo di un'ape potrebbe diventare un valido strumento di analisi dell'inquinamento di un'area.