Siete alla terza gravidanza e, dopo due maschi, vorreste la tanto agognata femmina o viceversa? A meno che non vi siate affidati a cure particolari (e forse al limite del legale), sarà la natura a decidere per voi. Non è sempre così, invece, per alcune specie di insetti, pesci, rettili e uccelli.
Nei mammiferi l'esistenza di un "interruttore del sesso" è stata sempre controversa, almeno finora. Pare infatti che anche questi animali riuscirebbero a intervenire attivamente nella determinazione del sesso del nascituro in modo del tutto naturale. È quanto emerge da una ricerca che ha analizzato 73 precedenti studi sugli ungulati (mammiferi erbivori con le unghie a forma di zoccolo, come i cervi e i cavalli). Secondo i biologi inglesi che l'hanno condotta, ciò che determinerebbe la nascita di un maschio o di una femmina sarebbe lo stato di salute della madre: se è in buone condizioni nasce un maschio, se in cattive una femmina.
Maschi fortunati. La spiegazione del fenomeno andrebbe ricercata nell'organizzazione sociale di questi animali: pochi maschi per molte femmine, tanto da portare i maschi, spesso, a dure lotte per l'accoppiamento. Far nascere maschi forti e in buona salute darebbe loro maggiori probabilità di potersi accoppiare e di poter competere per un posto da leader nel branco. Da qui la necessità, per sopravvivere, di far nascere un maschio solo se sano e forte. Ma che cosa effettivamente influenza il sesso del nascituro?
Secondo questo studio, lo stato psicologico delle madri determinerebbe tali sconvolgimenti a livello ormonale da influire sul sesso del piccolo, forse anche prima del concepimento, portando a una selezione dei gameti. C'è però ancora un anello mancante in questa catena: il complicato meccanismo che lega lo stato psicologico agli ormoni.