La fama di cacciatrici spietate accompagna da sempre le mantidi religiose: lascia quasi sconcertati il fatto che un insetto possa uccidere e consumare - oltre al maschio - piccoli topi, lucertole, serpenti, tartarughe, persino colibrì. Mai prima d'ora, però, le si era osservate pescare: a colmare questa lacuna hanno pensato due biologi e un entomologo, che hanno descritto la scoperta sul Journal of Orthoptera Research.
Un maschio di mantide gigante asiatica (Hierodula tenuidentata) lungo 5,6 cm è stato filmato e fotografato, a marzo 2017, mentre pescava alcuni guppy (Poecilia reticulata: un piccolo pesce d'acqua dolce) nello stagno di un giardino pensile di Karnataka, in India. Testimone della scena è stato il conservazionista Rajesh Puttaswamaiah, che ha coinvolto il collega Niyak Manjunath e l'italiano Roberto Battiston, entomologo ai Musei del Canal di Brenta, che ha coordinato lo studio.
Qui era andata bene... A sorprendere non sono tanto le dimensioni della preda, più piccola di altre vittime della mantide. Piuttosto, stupisce il fatto che l'animale sia tornato nello stesso luogo più volte, per cinque sere di seguito: «Come una volpe che caccia i polli di una fattoria», spiega Battiston.
L'insetto ha sfruttato le ninfee come piattaforme di pesca e si è portato fino al centro del laghetto. Ha atteso che i pesci affiorassero e li ha afferrati ed uccisi. In cinque sere, ne ha consumati nove, quasi due per sessione di pesca.
Il giardino era pieno di insetti volanti che la mantide avrebbe potuto catturare. La scelta dello stagno «sembra essere una precisa strategia di caccia, non una decisione casuale», chiarisce Battiston. Fino ad ora, le immagini di mantidi nutrite con pesciolini vivi erano frutto di situazioni forzate dall'uomo, e non di un'iniziativa spontanea dell'animale.
Il fatto che il cacciatore si sia recato più volte nel luogo di pesca fa inoltre pensare possa essere capace di apprendimento complesso, la capacità cioè di usare vari elementi (come l'abbondanza di prede, la velocità di cattura, l'alto valore nutrizionale) per formulare un comportamento vantaggioso e ripeterlo in modo sistematico. Finora, sapevamo soltanto che le mantidi sanno apprendere da esperienze negative: evitano per esempio di gettarsi più volte su una preda che sanno essere amara.
Vista infallibile. Infine, lasciano sconcertati le capacità visive dell'animale, noto per essere un predatore diurno: non solo la mantide ha cacciato di notte, ma anche attraverso una barriera visiva come l'acqua non sempre limpida di uno stagno. L'ipotesi è che la coda appariscente del guppy abbia ricordato all'insetto il guizzo di una preda volante.
Tutte queste osservazioni riguardano tuttavia un singolo esemplare. Prima di estendere il discorso all'intera "categoria" occorrerà osservare altre mantidi in azione.