Animali

Mamma ha perso la testa!

Le alterazioni del comportamento materno sono presenti in diverse specie animali cane e gatto compresi. Nel cane ne esistono diversi tipi: la mancanza...

Le alterazioni del comportamento materno sono presenti in diverse specie animali cane e gatto compresi. Nel cane ne esistono diversi tipi: la mancanza d’istinto materno, l’aggressività materna, il cannibalismo e l’infanticidio.

IL CANE

La mancanza d’istinto materno non è molto comune tra le cagne, ma può accadere che alcune femmine non forniscano cure adeguate ai loro piccoli, in termini di calore, nutrizione e stimolazione delle deiezioni. Questo strano comportamento si verifica più frequentemente nelle primipare e tutte le situazioni particolarmente stressanti possono predisporre una cagna a questa alterazione. Può presentarsi in soggetti molto ansiosi e nervosi che tendono a lasciare spesso il nido, in caso di cucciolate nate premature (ad esempio in gravidanze inferiori ai 57 giorni), in cagne che hanno partorito con il taglio cesareo e/o in soggetti che hanno vissuto frequenti e intensi cambiamenti ambientali (es. traslochi, modificazioni della routine, ecc.).

L’aggressività materna è, invece, un po’ più frequente e si può manifestare quando la cagna ha già dato alla luce i suoi piccoli ed è in fase di allattamento. Il comportamento aggressivo può essere diretto verso le persone o verso altri cani che si avvicinano al nido o che sono in prossimità di questo; rappresenta una forma di protezione estrema dei propri piccoli. Questa alterazione crea notevoli difficoltà, sia ai proprietari, ma anche ai cuccioli stessi, con ripercussioni sulla loro capacità di socializzare con le persone e con gli altri cani. L’aggressività materna è scatenata da fattori di disturbo ambientale e si può presentare in soggetti molto ansiosi e immaturi che vivono in un ambiente sociale piuttosto instabile.

Il cannibalismo e l’infanticidio sono invece molto rari. Può capitare che durante le normali attività di pulizia, che avvengono durante e subito dopo il parto, la cagna uccida un cucciolo mentre taglia il cordone ombelicale. In alcuni casi, quando la cagna si rende conto che uno dei cuccioli è malato o evidenzia segni di malessere, come l’ipotermia e movimenti limitati, può trascurarlo o arrivare a divorarlo, allo scopo di mantenere pulito il nido e per prevenire così fenomeni di predazione da parte di altri animali. Raramente le cagne manifestano una seria aggressività nei confronti dei propri cuccioli, ed è più probabile che questo disturbo possa verificarsi con la prima cucciolata.

Ne sono stati descritti alcuni casi e sembra che vi sia una forte componente ereditaria; per questo motivo è sconsigliato far riprodurre soggetti che abbiano manifestato comportamenti di questo tipo.

Per prevenire questi comportamenti è importante fornire alla futura mamma un ambiente tranquillo e non stressante dove poter partorire e cercare di ridurre al minimo le interferenze, soprattutto nei primi giorni dopo il parto. Inoltre sia i membri della famiglia, sia persone estranee, dovrebbero essere introdotti gradualmente per far sì che la cagna possa abituarsi alla loro presenza.

Per quanto riguarda il gatto, generalmente le femmine forniscono cure materne adeguate, tuttavia talvolta possono verificarsi trascuratezza o aggressività inappropriata nei confronti dei gattini, così come aggressività verso coloro che si avvicinano al nido.

IL GATTO

L’aggressività materna nel gatto può essere diretta verso gli altri gatti, verso le persone o verso i propri gattini. La madre, infatti può mostrare aggressività nei confronti sia di gatti non familiari ma anche verso quelli familiari che si avvicinano al nido. Questo comportamento può avere lo scopo di proteggere i gattini dal possibile infanticidio messo in atto dai gatti maschi. Per questo si consiglia sempre di fornire un posto tranquillo alla gatta dove poter partorire, di allontanare e tenere separati i gatti familiari, che fanno parte dello stesso gruppo sociale, per tutta la fase dell’allattamento.

Le gatte possono diventare aggressive nei confronti delle persone, sia verso quelle che fanno parte della famiglia sia verso gli estranei. In questi casi è necessario evitare un contatto diretto degli estranei con i gattini, almeno finche non iniziano a lasciare il nido spontaneamente. Bisogna però fare attenzione a non influenzare negativamente la socializzazione dei gattini, ma far in modo che questa possa avvenire in maniera graduale. In certi casi, può essere utile allontanare la madre dal nido nel momento in cui si avvicinano delle persone estranee, in modo che i gatti possano interagire con esse senza problemi. Nel caso in cui la gatta mostri aggressività anche verso le persone della famiglia, bisognerà intervenire con l’aiuto di un Medico Veterinario comportamentalista che possa mettere in atto delle tecniche di desensibilizzazione e controcondizionamento (per fare in modo che la gatta riprenda a interagire con i membri familiari in maniera molto graduale e potendoli associare a esperienze per lei positive). Inoltre la gatta dovrà essere incoraggiata a mangiare in un’altra stanza lontana dai gattini, in modo da consentire ai proprietari di poter ispezionare e manipolare i gattini senza creare stress alla madre. In casi gravi di aggressività, la gatta non dovrà essere più fatta riprodurre.

Secondo una ricerca condotta nel 1973, circa il 12% delle gatte presentava infanticidio nei confronti dei gattini.

In realtà, un vero cannibalismo si verifica raramente anche nei gatti. È più probabile che ci sia un involontario infanticidio dei gattini durante una masticazione troppo sollecita del cordone ombelicale. L’infanticidio sembra essere un carattere di tipo ereditario, per questo una gatta che abbia manifestato tale comportamento deve essere assolutamente esclusa dalla riproduzione. In caso in cui ci si renda conto che la gatta può costituire una seria minaccia per la vita dei gattini, andrebbe allontanata dagli stessi e quest’ultimi fatti allevare da un’altra gatta o artificialmente.

La trascuratezza materna è maggiormente presente nelle gatte inesperte o in quelle particolarmente attaccate al loro proprietario. La gatta può accidentalmente soffocare i gattini, può abbandonarli, può non pulirli in maniera sufficiente o può non recuperarli quando si allontanano dal nido e i gattini possono diventare ipotermici. Un disturbo ambientale può indurre la gatta a spostare frequentemente i gattini in nuovi nidi, rompendo la routine dell’allattamento. Anche in questo caso è essenziale fornire alla gatta un ambiente tranquillo e senza eccessivi disturbi ambientali dove poter creare il nido e ridurre al minimo le interferenze umane, soprattutto nelle prime fasi dell’allattamento. È necessario inoltre controllare i gattini: se uno di loro si allontana dal nido per un periodo di tempo prolungato, deve essere riscaldato prima di rimetterlo nel nido, perchè le gatte tendono a respingere i gattini ipotermici.

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