Il macaco giapponese (Macaca fuscata) è noto anche come scimmia delle nevi, per una ragione è semplicissima: nativa del Giappone, questa scimmia vive sulle Api giapponesi, in zone dove la copertura nevosa resiste per mesi e gli inverni sono particolarmente rigidi. Le condizioni climatiche estreme del loro habitat rendono ovviamente difficile la ricerca di cibo, tanto che durante la stagione più fredda queste scimmie si nutrino prevalentemente di bambù e altre piante legnose.
Dieta invernale. Queste montagne, però, sono anche attraversate da numerosi torrenti di origine vulcanica, le cui acque rimangono tutto l'anno a una temperatura intorno ai 6 °C: è qui che il macaco giapponese va a pesca, un comportamento rarissimo tra i primati e osservato per la prima volta "dal vivo" da un gruppo di ricerca della Shinshi University di Matsumoto, che ha pubblicato i risultati delle osservazioni su Scientific Reports.
A caccia di trote. Soggetto delle osservazioni è un gruppo di scimmie che vivono nella valle di Kamikōchi, nel Parco Nazionale di Chūbu-Sangaku; lunga circa 16 km, la valle ha un'elevazione compresa tra i 1.400 e i 1.600 metri, e d'inverno le sue temperature scendono facilmente sotto lo zero.
Il macaco giapponese che abita questa valle si nutre prevalentemente di bambù durante questa stagione, ma un team di ricercatori ha scoperto un supplemento importante alla sua dieta… analizzandone le feci. Nelle quali gli scienziati hanno trovato tracce di DNA di trota, presente in un campione fecale su cinque, a indicare che le scimmie delle nevi se ne nutrono quando possono. Ma in che modo? Le catturano attivamente oppure aspettano di trovarle morte? Per scoprirlo, il team ha osservato e filmato per tre mesi un gruppo di macachi che vivono lungo le sponde del fiume Azusa, che scorre in fondo alla valle di Kamikōchi. In questo modo, i ricercatori hanno potuto osservare per la prima volta queste scimmie nell'atto di pescare.
Specialità locale? Nell'arco dei tre mesi, le scimmie delle nevi sono state filmate "con le mani in acqua" per un totale di venti volte, alle quali vanno aggiunte tutte le volte che i macachi hanno provato a catturare un pesce e hanno fallito. Va detto che il loro metodo non è esattamente raffinato: aspettano che il pesce si trovi in acque poco profonde e poi lo inseguono, afferrandolo con entrambe le mani e mordendolo quando ancora si trova in acqua.
Secondo gli autori, questo comportamento si è sviluppato gradualmente: è probabile che, mentre erano in cerca di piante commestibili, le scimmie abbiano scoperto che nei fiumi vivono anche insetti appetitosi, e che abbiano quindi cominciato attivamente a cercarli. In questo modo hanno imparato come catturare una preda sott'acqua, e hanno poi applicato il metodo a bocconcini più appetitosi – come appunto le trote. Il prossimo passo sarà cambiare popolazione, per scoprire se la capacità di pescare è un'esclusiva dei macachi del fiume Azusa o se altre scimmie in giro per il Giappone hanno sviluppato abilità simili.