Vi potrebbe essere capitato, passando dalle parti di un torrente o di uno specchio d'acqua, di osservare dei minuscoli insetti che saltellano apparentemente a caso. Abbiamo due notizie da darvi: la prima è che non si trattava di insetti, la seconda è che i loro salti erano tutto tranne che casuali – come dimostrato da uno studio pubblicato su PNAS e da una serie di video ad alta definizione (vedi più avanti) e in super slow motion che ritraggono i collemboli (questo il loro nome) intenti a compiere acrobazie incredibili e sempre perfettamente controllate.
Il potere del colloforo. Un tempo inseriti tra gli insetti per via del fatto che hanno sei zampe, i collemboli sono oggi classificati in una classe a parte, gli Entognatha, che comprende tre ordini di artropodi con un apparato boccale retrattile (mentre gli insetti ce l'hanno esterno). Non è però la loro bocca che ci interessa, ma le loro capacità acrobatiche: durante un singolo salto, un collembolo ruota su sé stesso fino a 500 volte, eppure riesce sempre (o quasi) ad atterrare in piedi e nello stesso punto da cui era partito. Non è facile studiare il meccanismo dietro questa acrobazia perché la maggior parte dei collemboli sono lunghi pochi millimetri, ma l'analisi dei video, che riprendono gli animali molto da vicino, ha permesso di scoprire qual è la loro arma segreta: una struttura chiamata colloforo, un "tubo" che si trova sul loro ventre e che ha un ruolo decisivo nelle loro acrobazie.
Collembolo bagnato, collembolo fortunato. Il colloforo, la cui funzione fino a oggi era stata dibattuta, entra in azione fin dal momento del salto: i collemboli si danno la spinta sull'acqua con una struttura caudale chiamata furcula, e poi usano il colloforo per raccogliere una goccia d'acqua. Questa permette loro di mantenere stabilità durante il salto, e di orientarsi con il ventre verso il basso in meno di 20 millisecondi; inoltre, la goccia trattenuta dal colloforo serve anche durante l'atterraggio, perché aiuta i collemboli a "incollarsi" all'acqua e avere maggiore stabilità. La controprova è in un test di laboratorio che ha messo a confronto collemboli "bagnati" e "asciutti": i secondi hanno fatto molta più fatica dei primi a stabilizzarsi in volo, e ad atterrare come e dove volevano loro.