Pongo, Gorilla, Pan, Homo: le grandi scimmie sono tutte qui, distribuite tra quattro generi per un totale di appena otto specie. La nostra famiglia (anche in senso tassonomico: stiamo parlando degli Hominidae) è tutt'altro che allargata, e se continuassimo con la nostra opera di distruzione dell'ambiente al ritmo attuale rischieremmo di trovarci all'improvviso molto più soli: stando a uno studio pubblicato su Diversity and Distributions, tutte le grandi scimmie, a eccezione dell'uomo, perderanno circa l'85% del loro habitat nei prossimi trent'anni, e si troverebbero quindi a un passo dall'estinzione.
Potrebbe andare peggio. Tutto questo sempre che l'uomo riesca a rallentare o azzerare le proprie emissioni, smetta di deforestare e protegga gli ecosistemi dove vivono i nostri parenti: il dettaglio veramente spaventoso dello studio è che quell'85% è il miglior risultato possibile, e le cose potrebbero andare anche peggio.
Un altro dettaglio di cui tenere conto nel leggere lo studio è che tutte le previsioni sono fatte sulle grandi scimmie che vivono in Africa; che sono la maggior parte, ma non tutte (gli oranghi, per esempio, sono nativi di Indonesia e Malesia). Il team, guidato da Joana Carvalho della Liverpool John Moores University, ha costruito un modello predittivo basato sui dati che conosciamo relativi alla distribuzione delle grandi scimmie nel continente africano, e su una serie di fattori che influenzano direttamente la loro sopravvivenza e che cambieranno anche drasticamente nei prossimi anni a causa dell'attività umana: temperature, precipitazioni, deforestazione e consumo di suolo…
I possibili scenari. Da questa massa di dati, il team ha estratto una serie di scenari possibili, che vanno dal più ottimista (l'uomo che smette quasi immediatamente di inquinare, emettere CO2, tagliare alberi) al più pessimista (l'uomo continua imperterrito a fare quello che ha sempre fatto finora), scoprendo che anche nella migliore delle ipotesi le grandi scimmie sono condannate a un futuro parecchio grigio.
Uno dei maggiori problemi per le grandi scimmie africane è che solo una percentuale ridotta vive in aree protette: appena il 20% dei bonobo, per esempio, e meno del 10% dei gorilla di Cross River (una sottospecie di gorilla che vive in Nigeria). Quelli messi meglio sono i gorilla di montagna: "solo" il 64% occupa un habitat non protetto. E se un'area non è sottoposta a protezione ambientale vuol dire che può essere sfruttata per ragioni commerciali: stando allo studio, se la distruzione ambientale e il consumo di suolo continuassero ai ritmi attuali tutte le grandi scimmie africane perderebbero, entro il 2050, il 94% del loro habitat.
L'ipotesi migliore... Come dicevamo sopra, fa ancora più impressione lo scenario teoricamente virtuoso: l'ipotesi migliore per le grandi scimmie è una perdita dell'85% del territorio abitabile. Una flebile speranza arriva dalla considerazione che i cambiamenti climatici potrebbero anche creare nuovi habitat nei quali le grandi scimmie potrebbero trasferirsi (per esempio spostandosi ad altitudini maggiori, dove farà meno freddo di quanto faccia ora); ma non è detto che facciano in tempo, considerato quanto rapidamente stiamo distruggendo i loro habitat attuali.