Le cubomeduse sono animali marini simili alle meduse (come suggerisce il nome) che fanno parte di una classe che comprende una cinquantina di specie famose soprattutto perché producono tossine molto potenti e potenzialmente letali anche per l'uomo. Come le loro parenti più famose, anche le cubomeduse sono prive di un sistema nervoso centrale, e sono "controllate" da una rete neurale diffusa in tutto il corpo e che comprende una manciata di neuroni – circa 1.000, contro i (per esempio) 100 miliardi dell'uomo. Ecco perché il team dell'università di Kiel, in Germania, che ha pubblicato questo studio su Current Biology, è rimasto stupito dai propri stessi risultati: un esperimento sulla cubomedusa caraibica Tripedalia cystophora, che dimostra come, pur in assenza di cervello, questo animale sia in grado di imparare dalle esperienze passate, e modificare il suo comportamento di conseguenza.
Ogni giorno è una novità. La specie protagonista dell'esperimento vive nei Caraibi, tra le radici delle mangrovie, dove passa le giornate andando a caccia di copepodi, piccoli crostacei molto diffusi in tutte le acque del mondo. Ogni giorno, queste cubomeduse devono affrontare un grosso problema: se si avvicinano troppo alle radici, infatti, rischiano di "infortunarsi" sbattendoci contro. Se al contrario non si avvicinano abbastanza, non riescono ad afferrare le loro prede. Per valutare la distanza dalle mangrovie, le cubomeduse usano come riferimento, come scoperto nell'esperimento, il contrasto cromatico tra le radici e l'ambiente circostante – che però cambia in continuazione, perché è influenzato dalla presenza o meno di alghe, dalla pioggia in superficie, da quanto l'acqua è agitata… come fanno quindi a non farsi male ogni santo giorno?
Brave come i topi. Per scoprirlo, alcune cubomeduse sono state piazzate in un grosso acquario "arredato" per simulare una foresta di mangrovie, e osservate giorno dopo giorno nei loro sforzi di caccia. Quello che il team ha scoperto è che gli animali vanno a sbattere contro le radici molto più spesso a inizio giornata, e man mano che passa il tempo imparano a evitarle: nell'esperimento, sette minuti sono stati sufficienti per ridurre il numero di scontri del 50%. Questo significa che le cubomeduse imparano dagli stimoli visivi e meccanici, e applicano quello che hanno imparato al loro comportamento. Lo fanno anche molto in fretta: i loro tempi sono paragonabili a quelli di animali "superiori" come i topi. E soprattutto lo fanno senza un cervello, e usando solo un migliaio di cellule nervose: il sospetto è che abbiamo sempre sopravvalutato le capacità intellettuali di questi e forse altri animali privi di sistema nervoso centrale.