C'è nella savana un duo più iconico di quello composto da un rinoceronte nero e una bufaga beccorosso? OK, forse c'è, ma l'immagine dell'uccelletto appollaiato sulla schiena del rinoceronte è uno dei grandi classici dei documentari naturalistici. Si è sempre pensato che il motivo di questa collaborazione fosse puramente "alimentare": le bufaghe si nutrono dei parassiti sulla schiena dei rinoceronti, che in cambio vengono disinfestati (senza accorgersi di nulla o quasi, tra l'altro, se considerate che una bufaga pesa 50-60 grammi e un rinoceronte può superare la tonnellata). Un nuovo studio pubblicato su Current Biology svela ora un'altra ragione dietro la collaborazione: tenersi alla larga dagli umani.
Attenti all'uomo. Roan Plotz e Wayne Linklater, due degli autori dello studio, spiegano che il rinoceronte nero, pur essendo grosso, dotato di un corno enorme e molto appuntito e di una pelle quasi impenetrabile, è comunque un animale a rischio perché, parole loro, «è cieco come un pipistrello», al punto che un cacciatore può avvicinarsi indisturbato fino a cinque metri da un esemplare finché rimane sottovento – tanto l'animale non se ne accorgerà. Questo è un problema, perché nonostante gli sforzi di conservazione (i rinoceronti neri sono in via d'estinzione) il bracconaggio continua a mietere vittime tra le popolazioni africane. Il team di ricerca ha scoperto l'"utilità" delle bufaghe mentre stava tracciando una di queste popolazioni: seguendo alcuni esemplari hanno scoperto che era molto più facile avvicinarsi a quelli, per così dire, privi di bufaga.
Il richiamo della savana. Plotz e Linklater hanno così cominciato a calcolare il numero delle bufaghe e a metterlo in relazione con i loro incontri diretti con i rinoceronti, e hanno scoperto che tra il 40% e il 50% degli esemplari "bufagati" riusciva a evitare completamente di incrociare il loro percorso. Questo perché le bufaghe, che a differenza dei rinoceronti ci vedono bene, emettono un richiamo molto riconoscibile quando avvistano un umano, che mette in guardia i rinoceronti quando l'intruso si trova ancora ad almeno 60 metri di distanza. Non è beneficenza: secondo i ricercatori, è possibile che le bufaghe abbiano sviluppato questa strategia negli ultimi 150 anni, quando la caccia al rinoceronte ha quasi portato all'estinzione la loro principale fonte di cibo.