Come un supereroe che dispieghi il mantello prima di spiccare il volo, così anche i draghi volanti - le lucertole del genere Draco, note per le loro planate da un ramo all'altro - tengono le estremità delle loro ali con le zampe anteriori. Le loro "mani" potrebbero essersi evolute apposta per distendere i patagi, le membrane laterali che servono a mantenerle in aria.
Colti sul fatto. A questa conclusione è arrivato Maximilian Dehling, erpetologo dell'Università di Koblenz, Germania, dopo avere studiato e fotografato il volo di 50 draghi volanti nell'India meridionale. In ogni "tuffo", appena dopo il salto iniziale, gli animali hanno afferrato con le zampe anteriori i patagi tenendoli tesi per tutta la durata del salto, abbandonandoli appena prima della fine, per prepararsi all'atterraggio.
Virate. Il movimento è molto rapido e difficile da osservare, se non in foto: il sospetto è che le zampe possano servire anche a inclinare le "ali", cambiando direzione (ma le sterzate potrebbero semplicemente avvenire inclinando la schiena).
selezionate apposta. Dehling ha osservato che gli arti anteriori dei draghi volanti sono capaci di piegarsi di 90°, diversamente da quelli delle altre lucertole: l'analisi dei reperti contenuti nelle collezioni di alcuni musei ha confermato la sua teoria. Questi rettili potrebbero quindi aver evoluto "braccia" capaci di inclinarsi apposta per aiutarli nel volo. E alcuni lucertoloni preistorici potrebbero aver volato nello stesso modo.