Arrivano ogni anno, in autunno. Si vedono emergere dalle acque con la loro inconfondibile sagoma bianca e nera e la grande pinna dorsale. La zona di Tysfjord è uno dei luoghi dove si possono osservare le orche, temibili predatori del mare, tra ottobre e gennaio: negli anni passati ne sono state calcolate centinaia tra Tysfjord e le isole Lofoten e Vesterålen.
Colpo di coda. Il motivo? Seguono le loro prede, le aringhe, che trascorrono qui i mesi invernali prima di migrare tra febbraio e marzo in zone più meridionali della costa norvegese per deporre le uova. Le orche di quest’area sono “specializzate” nella pesca alle arighe: cacciano in gruppo, nuotando attorno ai pesci fino a farli riunire in una “palla” vicina alla superficie e colpendoli poi a… colpi di coda per stordirli prima di mangiarli uno a uno.
Mammone. Su navi e gommoni, in un paesaggio spettacolare di fiordi e montagne innevate dove volteggiano aquile di mare a coda bianca, anche loro a pesca, si possono quindi avvicinare le orche: si distinguono maschi (dalla pinna dorsale più alta, fino a 1,8 m, e meno curva), femmine e qualche piccolo. I gruppi che si incontrano sono infatti famiglie “matriarcali”, dato che le orche restano per la vita nel gruppo della madre. I maschi si possono allontanare in cerca di una compagna di un altro gruppo ma dopo… tornano da mamma. E collaborano insieme con tutto il gruppo all’allevamento dei piccoli, che non sono loro figli, ma nipoti o fratellini. Con un po’ di fortuna, si possono vedere le orche che saltano, emergono dall’acqua in verticale tenendo fuori il muso e parte del corpo - un comportamento forse per identificare le prede - o sbattono la coda sull’acqua.
Tuttavia, negli ultimi tre anni sono arrivate meno aringhe nei fiordi di questa zona, Tysfjorden, Ofotfjorden, Vestfjorden: ora tendono a passare l’inverno fuori dai fiordi, verso l’oceano, a Nord e a Ovest delle Lofoten. E di conseguenza anche le orche sono molto diminuite: vederle qui è diventato più difficile. Il progetto Norca è una rete di scienziati che studia le orche norvegesi e i loro spostamenti.
Testo e ricerca a cura di Giovanna Camardo
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