Animali

La violenza domestica dei babbuini

Per accorciare l’attesa della riproduzione i maschi appena entrati in un branco ricorrono a feroci stratagemmi, dall’infanticidio agli attacchi alle femmine incinte per farle abortire.

Uno studio basato sull’osservazione dei babbuini all’interno del Parco nazionale di Amboseli, nel Kenya settentrionale, mostra un aspetto finora poco noto di questa specie di primati: i maschi adulti che entrano in un branco ricorrono a pratiche feroci (e deprecabili dal punto di vista umano) per accorciare l’attesa dell’accoppiamento.

I ricercatori hanno analizzato i censimenti quotidiani dei babbuini del parco a partire dal 1971 e hanno notato che gli infanticidi e gli aborti spontanei generalmente aumentano nelle due settimane successive all’arrivo di un nuovo maschio in un gruppo. Ma chi sono i responsabili delle uccisioni dei cuccioli e delle violenze sulle femmine che portavano agli aborti? I nuovi arrivati.

Il movente. Se il nuovo membro del branco aspettasse il corso della natura per avere la propria chance di riprodursi, tra gestazione, allattamento e la ripresa delle mestruazioni, le femmine sarebbero pronte dopo almeno un anno. Ma senza piccoli da crescere o allattare, in seguito alla morte del cucciolo o ad un aborto, le femmine possono accoppiarsi nuovamente dopo solo 41 giorni. Una bella differenza, per un maschio desideroso di tramandare i propri geni il prima possibile, come sono gli adulti che cambiano gruppo.

Sesso e potere. Lo studio, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, chiarisce che la violenza domestica dei babbuini non è cieca, ma determinata da precisi fattori.

Uno è la scarsità delle risorse: gli infanticidi e gli aborti provocati dagli attacchi dei nuovi arrivati triplicano quando le femmine a disposizione sono poche.

L’altro è il raggiungimento di un rango elevato da parte del babbuino, una posizione mantenuta in media per solo 12 mesi. Prima di perdere appeal nel mercato dell’accoppiamento, i maschi ricorrono a ogni mezzo pur di accoppiarsi.

23 gennaio 2017 Alessandro Pilo
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