È grande come un seme di sesamo, ma la Dendrocerus scutellaris, una specie di vespa parassita della Costa Rica, sa probabilmente essere spietata. Il beneficio del dubbio bisogna concederglielo, perché l'insetto è stato visto in libertà l'ultima volta nel 1985, quando è stato catturato nel Paese diventando un pezzo da museo. Ora per la prima volta è stato descritto su una rivista scientifica, il Biodiversity Data Journal.
A sbafo. Gli entomologi della Penn State e del Natural History Museum hanno studiato la vespa più da vicino, rivelando un paio di antenne ramificate che servono forse a trovare un partner (o una preda). L'animale è - si ipotizza - un endoparassita: le femmine adulte depongono le uova nel corpo di una sventurata vittima (un insetto, ma non si sa ancora quale), e lasciano che le larve si nutrano del corpo dell'insetto vivo divorandolo dall'interno.


Bisturi! Finito di mangiare, le larve restano nell'involucro ormai vuoto per completare la crescita, al riparo da predatori. Poi viene il momento di uscire: si sa che alcune vespe si liberano masticando la "prigione" con le grandi mandibole, ma la D. scutellaris non ne possiede. In compenso sfoggia un cespuglio di spine in successione sulla schiena, allineate come i denti di una sega. Secondo i ricercatori, quando i tempi sono maturi potrebbe strofinare il dorso contro le pareti dell'involucro, segandolo dall'interno fino a vedere la luce.
Alleato. Nonostante i macabri particolari, l'insetto non è dannoso per l'uomo, anzi. A seconda degli insetti che predano, le vespe parassite possono essere utili per il controllo naturale degli infestanti che danneggiano i raccolti, i quali fanno proprio una brutta fine.