Quante formiche ci sono nel mondo? Ovviamente la risposta è impossibile da dare, se considerate che ci sono singoli formicai che ne possono ospitare centinaia di migliaia. Questo non significa che non si possa fare almeno una stima della loro numerosità, ma soprattutto della loro biodiversità: quante specie diverse esistono sul Pianeta? Dove si trovano? Quali sono le aree che conosciamo meglio, e quali invece quelle dove potrebbero esserci ancora specie da scoprire?
Il Pianeta delle formiche. A tutte queste domande ha provato a rispondere un team dell'OIST, l'Okinawa Institute for Science and Technology, che ha combinato dati e previsioni algoritmiche per creare la prima mappa globale della biodiversità delle formiche, scoprendo così che ci sono vaste aree del Pianeta che potrebbero nascondere specie nuove. Lo studio è stato pubblicato su Science Advances.
Dieci anni di dati e previsioni. La mappa è il risultato di un progetto cominciato più di dieci anni fa, che combina l'elaborazione di dati a nostra disposizione con una serie di previsioni affidate a un algoritmo. Il primo passo è stato creare un database relativo a tutte le specie conosciute di formiche (più di 14.000): i dati sono stati pescati da collezioni museali, pubblicazioni scientifiche e altri database online.
Con l'aiuto di colleghi da tutto il mondo, Evan Economo, il capo del progetto, ha così potuto mappare tutte le specie conosciute di formiche – e qui ha notato che, nella maggior parte dei casi, i dati utilizzati indicavano solo l'area generale dove la specie era stata osservata e identificata. Mancavano invece le coordinate precise, che sono state ottenute grazie all'aiuto di un algoritmo: a quel punto, il team di ricerca ha potuto collocare tutte le 14.000 specie su una mappa del Pianeta. Questa è stata a sua volta divisa in griglie quadrate di 20 km di lato, che ha permesso di stimare, con una notevole precisione geografica, la quantità di specie presenti in ogni quadrato.
Riempire i buchi nella mappa. L'elaborazione dei dati ha permesso anche di creare una seconda mappa, dedicata a tutte quelle formiche che occupano un singolo quadrato (o che comunque hanno un areale molto ristretto): si tratta delle specie più a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Analizzando la mappa, però, Economo si è accorto di un problema: le aree dove si aspettava di trovare più biodiversità erano invece quelle che risultavano meno ricche.
Non è però colpa del metodo: il problema è che certe aree del pianeta (Europa e Stati Uniti in particolare) sono molto più studiate di altre, quelle dove Economo ha trovato i "buchi". A questo punto, all'algoritmo è stato chiesto di fare una previsione: come cambierebbe la mappa se avessimo la stessa quantità di dati in tutto il mondo? Il risultato ha individuato le aree dove potremmo trovare ancora molte specie sconosciute (ironicamente Okinawa, dove è stato condotto lo studio, fa parte di questo elenco), e che devono quindi venire protette con particolare attenzione perché potrebbero essere importanti scrigni di biodiversità dei quali, semplicemente, non ci siamo ancora accorti.