La ricerca di cibo, per gli squali, non è per nulla un'attività semplice. Uno studio ha mostrato infatti come alla base degli spostamenti apparentemente casuali dei grandi predatori marini alla ricerca di che sfarmarsi, c'è sempre una precisa strategia. Catalogando i dati raccolti dall'analisi dei movimenti di alcune specie marine, tra le quali squali, appunto, e tartarughe, David Sims (Marine Biological Association, Plymouth, Regno Unito) è arrivato alla conclusione che anche sott'acqua va per la maggiore un comportamento motorio detto "Lévy walk" (andatura di Lévy). Questa definizione è stata usata per la prima volta nel 1966 per descrivere il moto degli albatross (uccelli oceanici), fatto da un insieme di movimenti caratterizzati dall'alternanza di molti brevi "salti" in avanti e di pochi spostamenti più lunghi. Quasi si trattasse di una tecnica universale che accomuna le specie viventi alla ricerca di cibo, secondo Sims la strategia dello squalo «è con tutta probabilità l'evoluzione di un comportamento in risposta alla distribuzione delle prede nel territorio di caccia». E più le prede sono distribuite in modo disomogeneo, più i predatori hanno bisogno di questo tipo di movimenti per ottimizzare la caccia. [Foto © D. Sims: marcatura di uno squalo elefante allo scopo di tracciare i suoi spostamenti.]