Leoni marsupiali, gufi giganti e canguri che si arrampicano sugli alberi. Non si tratta della fantasia di un bambino, ma dell’Australia preistorica. Le analisi di alcuni fossili, infatti, hanno rivelato l’esistenza di animali giganti oggi scomparsi, individuando nell’uomo la causa della loro estinzione.
I reperti risalgono a 200 mila anni fa e indicano la presenza di 69 specie sconosciute di mammiferi, uccelli e rettili che un tempo popolavano l’altopiano di Nullarbor, una pianura inariditasi con l’avvento delle glaciazioni. La tesi della scomparsa a causa degli uomini è supportata dal fatto che la “megafauna”, un tempo erbivora, si è sempre adattata a un clima più rigido e che solo l’arrivo dei primi esseri umani nel continente – 40 mila anni fa – ha coinciso con la loro fine.
Non tutti sono d’accordo nell’attribuire alla caccia sfrenata un ruolo principale nella scomparsa di questa fauna, e c’è chi sostiene che l’estinzione è stata un processo lungo e articolato. Tuttavia è molto probabile che lo “zampino” dell’uomo abbia avuto un peso rilevante, specie se combinato con un clima divenuto ostile e con il progressivo inaridimento del loro habitat.
Nella foto: un cranio fossilizzato di un feroce marsupiale ritrovato in Australia. © Clay Bryce