Nelle notti scure e silenziose del Deserto dell'Arizona si combatte una battaglia aerea senza esclusione di colpi. Ma l'orecchio umano non la può sentire, perché si gioca tutta sulle frequenze degli ultrasuoni: stiamo parlando della caccia spietata dei pipistrelli e dei tentativi di difesa di una delle loro più astute prede.
La falena tigre (Bertholdia trigona), un lepidottero originario del sudovest degli Stati Uniti, è in grado di mandare in avaria il noto sistema di ecolocalizzazione dei pipistrelli (in particolare, quello del pipistrello grande marrone Eptesicus fuscus, suo principale predatore). Lo fa utilizzando le stesse armi dell'avversario: una serie di ultrasuoni che confondono il chirottero e ne manomettono la capacità di individuare il bottino.
L'abilità della falena è nota sin dalla prima pubblicazione di uno studio della Wake Forest University (North Carolina, USA), nel 2009. Da tempo i ricercatori si chiedevano come mai questa specie produca una serie di suoni simili a tanti "clic" ravvicinati quando i pipistrelli la stanno per attaccare.
Mettendo alcuni esemplari di Bertholdia vicino ai loro assalitori, i ricercatori hanno scoperto che i pipistrelli non sono effettivamente in grado di localizzare l'esatta posizione delle falene, che riescono quindi facilmente a scappare.
Di notte i pipistrelli, dotati di scarse capacità visive, scandagliano i cieli emettendo segnali ultrasonici e analizzando la risposta che ricevono in cambio. Quando le onde sonore colpiscono un oggetto - come una potenziale preda - il chirottero sa che lì troverà del cibo. Ma la falena tigre, quando i pipistrelli si avvicinano, produce fino a 4500 clic ultrasonici al secondo, realizzando intorno a sé una sorta di copertura sonora che la rende invisibile alle ricerche del nemico.
Quando i neuroni fanno "shhh": come i pipistrelli selezionano i suoni che vogliono sentire
Un nuovo studio dello stesso gruppo di ricerca ha chiarito come questi lepidotteri riescano a individuare la presenza dei pipistrelli. Mano a mano che si avvicinano, i predatori intensificano la frequenza dei loro richiami ultrasonici per farsi un'idea più dettagliata della posizione delle falene. Queste sarebbero in grado di capire, dall'intensità dei richiami, quando le cose si mettono male e di agire di conseguenza.
Le falene testate in un secondo esperimento, infatti, hanno iniziato a produrre a loro volta gli ultrasuoni di difesa solo quando hanno udito i richiami di un pipistrello vicino, e non quando la minaccia sembrava lontana ancora alcuni metri. L'astuta strategia evolutiva è, del resto, indispensabile. A differenza di altri lepidotteri che per i pipistrelli risultano tossici, le falene tigre hanno, per i chirotteri, un ottimo sapore.
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