Gli inglesi usano l'espressione "web of lies", ragnatela di bugie, per descrivere una serie di intricate menzogne che richiedono tempo e pazienza per essere districate. E mai situazione fu più adatta dello scandalo che ha colpito Jonathan Pruitt, astro nascente nel campo dello studio del comportamento animale, grande esperto di ragni e autore di svariate pubblicazioni sull'argomento, molto apprezzate anche dai suoi colleghi. Nonché, come si è scoperto all'inizio del 2020, basate su dati parzialmente o completamente "taroccati", e modificati in modo tale da supportare le ipotesi proposte dall'autore stesso.
La ragnatela dello scandalo. I primi sospetti su Pruitt sorgono nel gennaio scorso, quando una delle sue ricerche, già pubblicata, viene ritirata a causa di quelli che al tempo sembrano banali errori nella compilazione dei dati.
Nel giro di un paio di settimane, parecchi scienziati ricontrollano per prudenza gli altri lavori di Pruitt, scoprendo irregolarità in parecchi di essi e raccogliendo i risultati delle loro ricerche in un database pubblico: al momento ci sono almeno 17 paper (documenti scientifici) firmati da Pruitt che rischiano di venire ritirati perché utilizzano dati falsi, e il lavoro di controllo della sua opera – che è lungo e complesso vista la mole di dati che coinvolge – prosegue.
«Cose che capitano». Da parte sua, Pruitt sostiene ovviamente di non aver fatto nulla di male. Riguardo alla prima pietra dello scandalo ha ammesso la presenza di dati sbagliati ma li ha derubricati a semplici errori di compilazione, non a malafede; dopodiché è partito per quattro mesi di ricerche sul campo in Australia, e ha smesso di rispondere alle accuse riguardo agli altri suoi studi.
Ora il problema, a parte quello della reputazione accademica di Pruitt, diventa un altro: cosa fare dei suoi lavori, alcuni dei quali contengono scoperte importanti sul comportamento dei ragni? Le sue teorie (che a loro volta sono alla base di quasi un migliaio di altri studi) sono ancora valide o bisogna azzerare tutto quello che sappiamo e ricominciare da capo? Kate Laskowski, la collega di Pruitt che per prima si è accorta dei dati falsificati, ha commentato, un po' laconicamente, «immagino che questa storia avrà un impatto notevole».